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Morte di Maradona, il processo è a rischio: accuse e lacrime di dolore

Aperto l'11 marzo presso la terza sezione penale del tribunale di San Isidro

Morte di Maradona, il processo è a rischio: accuse e lacrime di dolore

lunedì 19 maggio 2025 Ultimo aggiornamento 10:10
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Accuse forti e lacrime di dolore. E adesso un giallo. L'ennesimo caso nel processo per la morte di Diego Armando Maradona, aperto l'11 marzo presso la terza sezione penale del tribunale di...
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Accuse forti e lacrime di dolore. E adesso un giallo. L'ennesimo caso nel processo per la morte di Diego Armando Maradona, aperto l'11 marzo presso la terza sezione penale del tribunale di San Isidro. Nell'udienza di giovedì scorso gli avvocati Fernando Burlando e Mario Baudry, che rappresentano tre figli del Pibe (Dalma e Gianinna il primo, il minore Diego Fernando l'altro), hanno chiesto la ricusazione di uno dei tre giudici, Julieta Makintach.

E questo perché avrebbe autorizzato, probabilmente senza condividere la decisione con gli altri due componenti del collegio Maximiliano Savarino e Veronica Di Tomasso, la presenza in aula di un troupe televisiva. Questa troupe farebbe capo a una società di cui sono proprietari Juan Makintach, fratello del giudice, e Agustin Pichot, ex giocatore dell'Argentina di rugby.

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Ma questa non è l'unica anomalia. Durante il dibattimento, Makintach ha sostituito il presidente Savarino, portando avanti così l'udienza. Fonti del palazzo di giustizia di San Isidro hanno fatto un vago riferimento a «una decisione amministrativa».

Si può ipotizzare a questo punto, sostenuta dai legali di alcuni degli otto imputati, la richiesta di invalidare il processo. Anche perché gli avvocati del neurochirurgo Luque e della psichiatra Cosachov, sulla base delle domande rivolte ai testimoni, ritengono che vi sia un'idea preconcetta del collegio nei confronti dei loro assistiti, già condannati dal punto di vista mediatico perché erano a capo dell'équipe medica che avrebbe dovuto assistere Maradona dopo l'operazione alla testa del 3 novembre 2020, ventidue giorni prima che morisse.
I giudici avrebbero voluto approfondire l'argomento del ricovero domiciliare di Diego e avevano disposto l'acquisizione di materiale presso gli uffici di Medidom, la società di attrezzature mediche e infermieristiche che avrebbe dovuto occuparsi della gestione di questo complesso paziente dopo l'operazione al cervello, nell'appartamento che era stato affittato a Tigre, nell'area metropolitana di Buenos Aires.

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Ma quando sono arrivati nel palazzo di Guemes 4243, nel quartiere Palermo, gli agenti della divisione speciale di investigazioni tecnologiche, incaricati di sequestrare la documentazione relativa alle cure e le relazioni di medici e infermieri, hanno avuto un'amara sorpresa: Medidom ha chiuso gli uffici cinque anni fa, subito dopo la morte di Maradona.

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