Raspadori e Simeone cantaNapoli: «Giocare in Champions è un sogno»

Raspadori e Simeone cantaNapoli: «Giocare in Champions è un sogno»
Inviato a Castel Volturno Angeli azzurri. Dalla serie: chiedimi se sono felice? È il giorno di Raspadori e Simeone, arrivano separati ma potevano tranquillamente anche...

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Inviato a Castel Volturno

Angeli azzurri. Dalla serie: chiedimi se sono felice? È il giorno di Raspadori e Simeone, arrivano separati ma potevano tranquillamente anche unire le loro voci nelle conferenze. «Sì, Napoli è stato il nostro unico sogno di questa estate. Non abbiamo mai pensato di andare da qualche altra parte». Giacomino e il Cholito, insieme quasi 55 milioni di investimento, due tipi che più diversi non si può. Luciano Spalletti ha in mano l'elisir di giovinezza che potrebbe dargli la felicità, ma se la provetta cade a terra ed esplode possono pure anche essere guai. Grandi speranze da maneggiare con cura. Il Napoli che sta nascendo, dopo il ground zero di questa estate pieno di addii eccellenti, ha due sentimenti contrapposti: la voglia di abbandonarsi al genio dei due predestinati e la paura di scottarsi inseguendo chissà quali sogni. Resta la sensazione forte di una squadra che lo scalpello di De Laurentiis ha rifinito virtuosamente, autorizzandola a sognare lunga vita in serie A ma anche in Champions. 

Spirito, qualità, opzioni: le parole chiave. Il Cholito si presenta parlando del padre Diego. E di Maradona. «Il mio papà mi ha mandato un messaggio molto bello quando gli ho detto che il Napoli mi aveva preso e mi ha detto che tutti gli argentini, da piccoli, guardavano il Napoli di Maradona. Accendevano la tv e guardavano sempre le partite del Napoli. Dice che ogni calciatore giovane in Argentina aveva il sogno di arrivare nel Napoli di Maradona, quindi per me è una cosa bellissima sentire il mio papà che mi dice questo. Ed è un sogno giocare nel Napoli». Sente già sua la città. D'altronde, è tutto in discesa. Almeno all'inizio. «Mi parlano in spagnolo, sembra di essere a casa mia. Mi sento a casa mia. Dicono che sia una cosa normale per gli argentini quando vengono qui e anche io ho avuto subito la stessa incredibile e bellissima sensazione». A Firenze andrà in panchina. È l'uomo della tripletta nel giorno dello scudetto perso in albergo. Nessun rancore, Cholito. «Vengo sapendo che qui c'è un grande campione come Osimhen e sarà il mister a dire cosa è il meglio per la squadra. Mi sento molto bene fisicamente, piano piano entrerò nella dinamica della squadra. Il Napoli è una squadra di qualità. Fare gol è una delle cose che più voglio in questo momento. Sono qui da una settimana, devo adattarmi, devo trovare le dinamiche. Il mio obiettivo personale? Segnare e vincere». 

Non deve essere facile per Jack questo passaggio dalla piccola Bentivoglio e dal giardino in fiore del Sassuolo. Eppure si muove con una certa disinvoltura tra una domanda e l'altra, facendo finta che sia tutto normale. 22 anni sembrano pochi ma non lo sono. «Ho scelto di restare in serie A e ne sono fiero. Portare una maglia così pesante porta delle responsabilità ma è quello che andavo cercando. Sono sicuro che al Napoli posso proseguire nel processo di crescita anche perché il progetto è esaltante. Ovvio, sono rimasto anche io colpito dal clima pazzesco che c'era mercoledì per l'amichevole al Maradona anche perché non avevo ancora vissuto delle situazioni del genere. Ma io devo pensare solo a fare le cose con equilibrio». Dice di avere le spalle larghe, ma in ogni caso Spalletti saprà bene come evitare che possano farsi carico di pesi eccessivi. «Io erede di Mertens? Sicuramente è stato il giocatore che mi ha più colpito nel modo di stare in campo negli ultimi anni, ne sono sempre rimasto incantato. Sono orgoglioso dell'accostamento, per me è una grossa responsabilità. Quando ho esordito con l'Italia mi hanno paragonato a Paolo Rossi ma era una esagerazione anche quella. Certo, a me piace giocare in attacco, tra le linee ma anche prima punta». Dove magari troverà un po' di folla. Ma mister 35 milioni sa che non è qui per un ruolo da comprimario. Anzi. Ha tenuto duro anche quando questa trattativa con il Napoli pareva divenuto un calvario. «Il Sassuolo sapeva che io avevo questo sogno e non posso che essere grato alla mia vecchia società, dove sono arrivato da bambino, per avermi consentito di realizzarlo». Non nasconde che la squadra pensa allo scudetto. «La squadra ha giocatori forti. Da avversario li ho sempre ammirati in televisione, ora li vedo dal vicino e devo dire che la qualità è alta». C'è la Champions, l'esordio che si avvicina: «Penso che sia il sogno di ogni bambino ambizioso, come lo sono stato io, giocare questa straordinaria manifestazione». Pedina chiave anche della nuova Italia. «Giocare con i top club come Napoli può darci esperienza anche internazionale. Mancini me lo ha sempre detto che questo doveva essere un passaggio necessario». Napoli, solo Napoli, fortissimamente Napoli. «Da parte mia c'è stata grande voglia di indossare questa maglia, pensavo fosse il momento giusto per dare seguito alla mia ambizione e alla mia voglia di crescere e migliorare. Napoli era quello che volevo, quello che sentivo dentro di me. Mi hanno voluto tanto e questo mi ha spinto ulteriormente a venire qui». Due investimenti importanti: al Sassuolo, andranno circa 35 milioni di euro, mentre il Verona incasserà tra prestito e riscatto obbligatorio più o meno 18 milioni di euro. Due salti in alto non di poco conto per Jack e Cholito. Che ora lo sanno bene: adesso tocca a loro. 

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Il Mattino