Raspadori, da mascotte dell'Italia campione d'Europa a simbolo del Napoli da scudetto

Niente creste né tatuaggi, Jack è il classico bravo ragazzo

L'applauso di Jack Raspadori
Non è un tipo che parla troppo. Giacomo Raspadori è il classico ragazzo cresciuto con sani principi. È educato, mai una parola fuori posto, anche sui social....

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Non è un tipo che parla troppo. Giacomo Raspadori è il classico ragazzo cresciuto con sani principi. È educato, mai una parola fuori posto, anche sui social. Si limita a fare le cose più semplici, senza esagerare. Mai. Lo straordinario preferisce farlo in campo e quello che ha realizzato fin qui con la maglia del Napoli è già qualcosa di incredibile. Due gol in campionato, entrambi allo scadere, entrambi da 3 punti. L'ultimo, contro la Juventus allo Stadium, è stato quello che di fatto ha permesso a un popolo intero di iniziare a mettere in ghiaccio lo champagne per la grande festa.

Il calcio italiano ha imparato a conoscerlo quasi per caso, ma fino a un certo punto. Merito di Roberto Mancini che nell'estate del 2021 ha stupito tutti inserendolo nella lista dei convocati per l'Europeo. Giacomino era un ragazzino poco più che maggiorenne e all'attivo aveva solo qualche presenza (condita da gol) in serie A. Lo ha portato in gruppo per fare la mascotte, visto che Immobile e Belotti erano già prima e seconda scelta per l'attacco. Ma Raspadori ha colto la palla al balzo: testa bassa e pedalare. Si è messo al servizio della Nazionale e ha imparato tutto, come una spugna. Una sorta di apprendistato che si è rivelato prezioso l'estate seguente, quella in cui è arrivata la chiamata da parte del Napoli. Anche in questo azzurro sapeva da principio che un posto da titolare non sarebbe stato garantito. Troppo determinante Osimhen per poter anche solo pensare di contendergli una maglia, ma Jack ha accettato la sfida con la consapevolezza di poter dare il proprio contributo in ogni modo. Detto, fatto. Si è goduto l'avventura e se la sta godendo tutt'ora. Mai un muso lungo, ma un lamento, anzi. Con Spalletti il rapporto è stato chiarissimo dall'inizio: si sono parlati, si sono spiegati ed è nato il sodalizio perfetto.

Giacomo è un ragazzo semplice. Non ha mai voluto i riflettori tutti per sé. Il suo è il classico profilo basso. Niente creste, niente orecchini, niente tatuaggi: insomma, quasi niente in comune con i calciatori della sua generazione. È nato nel 2000, nel terzo millennio, quello dei giocatori diventati modelli. Ma lui no. È uno che pensa solo a fare gol e a poco altro. Ad esempio pensa alla famiglia e alla sua Elisa, fidanzata con la quale condivide tutto. Insieme sembrano la famiglia del Mulino Bianco: sorrisi, sorrisi e poi ancora sorrisi. In questi mesi «napoletani» hanno imparato a conoscere la città e non solo. Si sono lasciati trasportare. Casa a Posillipo, rigorosamente vista mare, e poi tante gite fuori porta per imparare a conoscere il territorio, da Capri alla penisola sorrentina. Hanno anche preso un cane: un cucciolo che portano sempre con loro nelle lunghe passeggiate al solo. Vivono la città sentendosi napoletani a tutti gli effetti, si sono lasciati contagiare dal calore della gente senza mai sentire il peso della responsabilità del ruolo in campo del numero 81.

Giacomino è diventato uomo qui, a Napoli e dopo l'Europeo vinto da mascotte, adesso è pronto a vincere lo scudetto da protagonista assoluto, con quel mancino al volo allo Stadium destinato a diventare cartolina per i prossimi 100 anni della storia del Napoli. 

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Il Mattino