Roberto Perrone e i sogni di un ragazzo di provincia

Era un ragazzo di provincia, partito da Rapallo e arrivato a Milano

Roberto Perrone
Il primo ricordo che ho di Roberto Perrone, il giornalista e scrittore scomparso a 65 anni, è quello di un ragazzo un po' più grande di me...

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Il primo ricordo che ho di Roberto Perrone, il giornalista e scrittore scomparso a 65 anni, è quello di un ragazzo un po' più grande di me incontrato nel giorno di una partita del Napoli nella redazione del Corriere dello Sport in via Chiatamone. Sottolineava le pagine di un libro. Avrei poi scoperto che si trattava della preziosa dispensa di Corso Bovio, la fonte per tutti i giornalisti che dovevano sostenere l'esame professionale e Roberto il giorno dopo doveva recarsi a Roma. Diventò professionista e continuò la sua brillante carriera, priima al Giornale e poi al Corriere della Sera.

Era un ragazzo di provincia, partito da Rapallo e arrivato a Milano nelle redazioni più prestigiose. Tifoso del Genoa e della Pro Recco, il piccolo centro celebre per la pallanuoto dove la famiglia della moglie aveva la storica focacceria Manuelina, nel tempo trasformatasi in un ristorante di alto livello. La cucina era un'altra passione di Roberto, che diventò simpatizzante del Napoli seguendolo negli anni difficil e in quelli di Maradona e anche del Posillipo, storico avversario della Pro Recco. Andavamo insieme alla piscina Scandone a raccontare i trionfi dei giovani rossoverdi, tra i quali c'erano tanti suoi amici, come i fratelli Porzio e Fiorillo, di cui raccontò le gesta anche nell'invincibile Nazionale di Rudic.

Siamo in un'epoca in cui i giovani faticano a realizzare i sogni. Soprattutto in questo mondo. Ecco, Roberto ce l'aveva fatta. Nel profilo del suo sito www.perrisbite.it c'è la nota di tutti gli avvenimenti seguiti, spesso al fianco di fraterni amici come Franco Esposito e Dario Torromeo. E poi ci sono i suoi bellissimi libri, i suoi intelligenti articoli, i suoi preziosi consiglii per i ristoranti. Mai banale. 

Ha vissuto bene, Roberto. E per ricordarlo ho scelto questa foto. C'è una macchina per scrivere, la Olympia di colore arancione, non un computer. Quella macchina aveva un'anima: bastava mettere un foglio nel rullo e ci sentivamo felici.

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Il Mattino