«Prima della loro presentazione mi premeva puntualizzare alcuni aspetti che da qualche settimana escono fuori. A volte quando si scrivono e si dicono cazzate, se non si...
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Ibanez e Sabatini. «Sabatini ha detto che è venuto qui per i soldi, ma è inesatto e irrispettoso. Prende gli stessi soldi che avrebbe preso a Bologna, lui ha voluto la Roma convinto del progetto e quello che gli ha detto Fonseca. Nessuno deve mettere in dubbio la moralità del ragazzo, ha fatto una scelta di campo. Poi si vedrà se ha fatto bene».
Entrare nello spogliatoio. «Dopo un 3-0 in 45 minuti mi è sorto spontaneo entrare negli spogliatoi e far capire ai ragazzi che si stava facendo una prestazione penosa e che bisognava tirare fuori gli attributi. Non vedevo la squadra che cinque giorni prima ha messo sotto la Lazio. Poi è entrato il mister per parlare di tecnica e tattica, ha preso la parola e ho ascoltato la ramanzina dell’allenatore alla squadra. Io gravito sempre negli spogliatoi, io sono sempre a contatto con la squadra e con i ragazzi. Trovo legittimo che se c’è qualcosa come a Reggio Emilia io debba farmi delle domande e far sentire la voce dalla società che rappresento. Siete bravi a a sapere gli spifferi, ma io sono omertoso - mi scuso per l’espressione forte - e sto attento agli sciacalli. A Roma poi escono cose che non devono uscire, questo non è sano è gossip. È l’allenatore parlare con i giocatori, ma se qualcosa non va bene e va storto, io ho il diritto di dire quello che penso».
Il quarto posto. «I giovani sono linfa per l’immediato e il futuro. Le difficoltà a lavorare nel mercato di gennaio sono state importanti. Non è facile sostituire giocatori come Zaniolo e Diawara, siamo stati sfortunati perché abbiamo perso due pilastri della squadra. La mia idea è prendere due ragazzi giovani e forti come Villar e Perez anziché fare operazioni che non posso fare per via del closing in atto che ancora non è avvenuto. Io ho spiegato ai miei giocatori dopo Natale che potrebbe succedere qualcosa o che non potrebbe succedere, gli ho detto che devono fare calcio. Non pensate che viene Paperon dei Paperoni o quello che ti dà il mondo per fare chissà che. C’è un processo di lavoro che dovrà continuare e la squadra deve essere lasciata in pace. A gennaio con questo tipo di situazione ci sono state delle criticità che io ho affrontato. Siamo a tre punti dalla Champions, domenica deve essere vista come una finale, deve essere tirata fuori la cattiveria e sono convinto che ne usciremo ancora più forti».
La comunicazione. «Se devo ricevere tante telefonate non posso fare figli e figliastri. Non è semplice parlare con chiunque e dire delle cose, poi penso che chi fa il mio lavoro lo deve fare in silenzio per farlo in modo redditizio. Io preferisco non dare notizie, poi se mi devo confrontare lo faccio. Non mi sono mai sottratto alle vostre domande, non ho mai tergiversato, sono stato sempre onesto e leale. Il mio modo di essere a livello lavorativo è questo, poi se mi chiedete una conferenza stampa pubblica non c’è problema e si fa. Posso raccontarvi le strategie future. Poi se qualcuno mi chiede un caffè perché deve avere la notizia per primo, allora non possono farlo. Questo è il mio modo di essere. Questo è Petrachi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino