Trovato il bomber, il principe del gol Calaiò, la Salernitana adesso cerca anche un leader in pianta stabile, un graduato. Dall'inizio del campionato, finché...
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In questo momento pesa quanto la maglia sulle spalle, non ci sono gerarchie cristallizzate e ad Ascoli è stata affidata per la seconda gara di fila a Perticone, giocatore con carta d'identità non di primo pelo. Curiosa, singolare ma anche emblematica la corsa dei dirigenti dopo l'infortunio del difensore: hanno dovuto rincorrere Perticone in barella per riconsegnare la fascia a Minala, quest'ultimo unico giocatore dell'undici base già presente l'anno scorso nella Salernitana, insieme a Casasola (poi dalla panchina si sono alzati Pucino e Mantovani).
In questo faticoso processo di ricostruzione e di risalita, appena cominciato ad Ascoli, la fascia ha il suo valore: non può essere un accessorio conseguenza della formazione e dell'alternanza titolari/riserve, perché il capitano è il capitano. È finita in questa stagione anche sul braccio di Pucino (con il Livorno), ieri in panchina, di Vitale (con il Perugia), poi ceduto e prossimo avversario a Verona. Colantuono con il Palermo, ma anche Gregucci al debutto con il Foggia, era ripartito da Schiavi, ieri in tribuna, assente da cinque partite. Sannino, tempo fa, al debutto a La Spezia, aveva dato pronti-via la fascia a Rosina, ieri in panchina e nei ranghi da poco, dopo un lungo percorso di riabilitazione e qualche incomprensione.
Capitano fa rima con esperienza, leadership, ascendente e non a caso la Salernitana ha dovuto rifornirsi a piene mani di queste caratteristiche attingendo al mercato di gennaio. Non ha ingaggiato, infatti, soltanto un attaccante e un terzino, Calaiò e Lopez, ma ha acquistato anche un valore aggiunto. Ha, infatti, chiesto loro di trascinare la Salernitana, di diventare leader, di tenere gambe salde sulle sabbie mobili. Non è un caso che la rinascita ad Ascoli sia cominciata dalla bandierina, dai piedi di Lopez, dalla parabola poi sfruttata da Calaiò. Il terzino, durante la conferenza di presentazione, aveva detto: «Punto tutto sull'agonismo, mi piace prendermi responsabilità». Calaiò aveva aggiunto: «Metto la mia esperienza al servizio di tutti, sono pronto anche ad aiutare i più giovani». Loro ad Ascoli sono stati leader senza gradi: hanno giocato con il piglio dei capitani e se n'è avvantaggiata la Salernitana che ha bisogno di punti in classifica e di punti di riferimento in mezzo al campo e nello spogliatoio.
Walter Lopez fu capitano per la prima volta in carriera con la maglia del Lecce, che è anche la squadra per la quale tifa, la città nella quale ha scelto di vivere. A fine ottobre 2014, durante la Coppa Italia di Lega Pro contro il Matera, Miccoli lasciò il campo e il terzino uruguagio si allacciò la fascia al braccio. Un leader anche a Benevento, compagno di squadra e amico fraterno di Amato Ciciretti che ieri l'altro ha incrociato ad Ascoli. Ama il rischio, le responsabilità e...lo smash. La moglie Estefanía, argentina conosciuta in Uruguay, è una tennista poi dedicatasi alla famiglia e ai figli Massimo e Lucio. Quando Calaiò segnava senza soluzione di continuità a Parma (il momento di maggiore prolificità una tripletta al Palermo) il capitano ducale era solitamente Alessandro Lucarelli, simbolo della rinascita. Fu capitano anche l'arciere, all'occorrenza. Vice capitano a Siena, tante partite e cicatrici. Ora la Salernitana ha i suoi condottieri. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino