La qualità e l'esperienza per uscire dal vicolo cieco in cui si è infilata: la Salernitana deve alzare la testa per tornare a vedere la luce in fondo a un tunnel...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'esperienza e la qualità non fanno rima con la freschezza della carta di identità nella rosa granata, visto che, oltre a Calaiò, i due calciatori di maggior talento sono Alessandro Rosina, classe '84, e Davide Di Gennaro, classe '88. Due mancini, due lussi per la categoria se solo avessero dalla loro anche la condizione fisica. Rosina è stato a lungo fuori nella prima parte di stagione, ma ha comunque realizzato due reti facendo meglio di Jallow, Djuric e Vuletich messi insieme. Di Gennaro ha raccolto pochi gettoni di presenza, intervallati da piccoli e grandi acciacchi e, soprattutto, non ha mai dato e avuto, al tempo stesso, l'impressione di essere e di sentirsi al centro di un ben preciso progetto tecnico. Troppo «muscolare» la visione tattica di Colantuono per far sì che l'ex Cagliari potesse sviluppare geometrie e fraseggio partendo dalla cabina di regia, ma, del resto, s'è rivelata troppo ardita, per non dire cervellotica o, semplicemente, figlia dell'ennesimo e dannoso compromesso, l'idea di schierarlo da mezz'ala. Passato dalla tribuna al campo e viceversa, sostando spesso in infermeria, Di Gennaro ha provato ad accendere la luce negli spezzoni contro Lecce e Benevento quando c'era ben poco da difendere. Nel 3-4-2-1 la sua presenza dal primo minuto resta problematica, visto che la Salernitana non è squadra in grado di imporre il suo gioco e, dunque, non sembra immaginata su misura per un calciatore che sa esaltarsi in un contesto di qualità, in cui il possesso della palla e la capacità di farla girare siano capisaldi irrinunciabili.
Tuttavia, per poter irrorare la vena realizzativa di Calaiò, uno che ha il vantaggio rispetto agli altri attaccanti della rosa di conoscere i segreti del mestiere e, dunque, i tempi di smarcamento e i movimenti finalizzati a mettersi nelle condizioni ideali per calciare verso la porta, Gregucci ha bisogno di qualcuno che sappia far arrivare il pallone là davanti. Di Gennaro e Rosina ci hanno provato contro il Benevento: testa alta, nessuna paura di tentare il dribbling o il passaggio filtrante, la ricerca con gli occhi del terminale offensivo più pericoloso, ossia Calaiò, magari non sempre coronata da successo. Eppure, qualcosa s'è visto anche se solo a tratti. Di sicuro, come l'ex Parma, nemmeno Rosina e Di Gennaro hanno nelle gambe i novanta minuti, per cui l'idea di partenza di Gregucci potrebbe essere quella di sfruttare in corsa il loro estro o di promuovere una sorta di staffetta con tanto di cambio di modulo se necessario, perché la Salernitana deve sbloccarsi e tornare a segnare per poter pensare di vivere un finale di stagione a colori anziché grigio e senza emozioni. E, forse, in un contesto che premi la qualità più che la quantità potrebbe trovare posto anche Orlando, rimasto alla manciata di minuti concessagli contro il Pescara prima di un nuovo oblio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino