Scafati, coach Calvani si difende: «Doping? No, solo una leggerezza»

Scafati, coach Calvani si difende: «Doping? No, solo una leggerezza»
SCAFATI - C'è fiducia nello Scafati Basket dopo le pesanti richieste della Procura antidoping per quattro tesserati (il tecnico Calvani, due giocatori e il medico) in...

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SCAFATI - C'è fiducia nello Scafati Basket dopo le pesanti richieste della Procura antidoping per quattro tesserati (il tecnico Calvani, due giocatori e il medico) in seguito alla pubblicazione sulla pagina Fb del coach della foto in cui i cestisti Sgobba e Romeo si sottoponevano a flebo. Questo è quanto emerso nella conferenza stampa di ieri al PalaMangano alla quale hanno preso parte i legali del club, avvocati D'Alessandro ed Allegro, il dottor Inserra (destinatario di una richiesta di squalifica di 4 anni), il dottor Acanfora, l'allenatore Calvani (destinatario di una richiesta di squalifica di 6 mesi) e il direttore generale gialloblù Gino Guastafierro. Per i due giocatori la richiesta di sospensione è di un anno a testa.


Al dottor Inserra viene contestato il metodo della somministrazione di farmaci non dopanti ed il carattere di non urgenza; al tecnico Calvani, invece, l'omessa denuncia della pratica medica attuata. «È chiaro spiega l'avvocato D'Alessandro che non siamo di fronte ad utilizzo di farmaci vietati tesi ad alterare la prestazione sportiva, ma farmaci curativi di un virus intestinale. Ci viene contesta il metodo. Sono 18 anni che Scafati prende parte ai massimi campionati nazionali e, nonostante diverse decine di controlli post-gara, mai era accaduta una cosa del genere. Solo l'anno scorso lo statunitense Miles risultò positivo alla cannabis, quindi fuori dal controllo medico societario, e per questo immediatamente licenziato». Aggiunge l'avvocato Allegro: «I farmaci utilizzati sono Spasmex e Plasil, introdotti per via endovenosa con 50ml di soluzione fisiologica. Non rientrano in nessuna lista di farmaci vietati, né necessitano di particolari pratiche per la loro somministrazione. Siamo fiduciosi di poter dimostrare che non vi era alcun dolo perché metodologia e posologia attuate rientrano nella norma».


Visibilmente scossi il medico e il tecnico. «Abbiamo curato prima di tutto dei pazienti esordisce il dottor Inserra -. Erano affetti da un'importante forma virale e viste le loro condizioni e l'urgenza, ho praticato la terapia». Visibilmente affranto il tecnico romano, balzato alla cronaca per un post su Facebook. «Non si smette mai di imparare commenta Calvani -. Dietro tutto c'è la leggerezza di un professionista, con tanti anni di carriera alle spalle, che non ha mai avuto nulla da nascondere e che non avrebbe mai dovuto pubblicare quella foto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino