C'è una cappa di pessimismo sul Napoli di Ancelotti non dalla serata dell'amaro pareggio a Belgrado, ma da oltre due mesi, cioè da quando s'è...
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Non vi sono stati fuochi d'artificio sul mercato dopo l'arrivo del tecnico che ha allenato i più grandi, da CR7 in giù. Ma ad Ancelotti, pare, va bene così. Resta comunque sorprendente che l'esterno destro di riserva - Malcuit - sia stato la sesta scelta e che il portiere-tampone - Ospina - in attesa del recupero di Meret sia arrivato il giorno prima dell'inizio del campionato. Le prestazioni del Napoli non sono state esaltanti finora: tre vittorie sofferte, due di misura e una con la magia di Insigne. Questo anche perché Castel Volturno è tuttora un laboratorio. Ancelotti sta cambiando volto al Napoli: sa che di tempo non ce n'è troppo, quindi non s'intestardirà nella ricerca della formula più appropriata per la squadra partita male in Champions e attesa da due dure trasferte a Torino in sei giorni. Tocca all'allenatore e ai suoi uomini risvegliare la passione attraverso i risultati, però Napoli creda in questo percorso tecnico, affidato ai giocatori che l'hanno già resa calcisticamente felice e all'uomo che è venuto qui - ci ha detto più volte - perché conquistato dalla città che aveva conosciuto da avversario ai tempi delle sfide scudetto col Milan.
I ricordi, si tratti delle vittorie di Maradona o del gioco di Sarri, lontani o vicini, possono essere un peso. Ciò che in epoche differenti hanno saputo fare Diego e Maurizio resta nella storia del Napoli e nel cuore dei tifosi, anche perché essi sono stati simboli della città e non solo della squadra, ma bisogna avere la forza di guardare avanti, come spiegano Peppe Bruscolotti e Maurizio de Giovanni. Non può essere settembre il mese per recriminazioni e rimpianti. E comunque, dato che nel calcio la bacheca conta, si ricordi che gli unici trofei De Laurentiis li ha vinti grazie a Mazzarri e Benitez, due allenatori che non riempivano gli occhi della gente.
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Il Mattino