Lo spettro di luglio e quei segnali che agitano la serie A

Lo spettro di luglio e quei segnali contrastanti che agitano la serie A
Se il pallone non vede l’ora di rotolare, l’unita di misura, l’unica plausibile per il governo, resta quella legata alla curva dei contagi. Ed è qui che...

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Se il pallone non vede l’ora di rotolare, l’unita di misura, l’unica plausibile per il governo, resta quella legata alla curva dei contagi. Ed è qui che si giocano i supplementari di una partita che, alla fine, dovrebbe portare alla ripresa del campionato. Da Palazzo Chigi i toni sono più morbidi. «Se riparte l’Italia riparte anche il calcio» ha detto ieri il Ministro Spadafora. La serie A vuole una data. Finora non ne ha mai avuta una certa. Anche il protocollo per gli allenamenti è stato ufficializzato ieri dopo il via libera del 18. Di fatto si è persa un’altra settimana. Ecco perché il calcio resta prudente. «L’ottimismo a parole non è stato tradotto in fatti» ammonisce qualche presidente di A. Il tempo stringe e una paura da sempre attanaglia tutti: lo sgambetto sulla linea del traguardo. Quando si ricomincia? 


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Il 28 calcio e governo si siederanno attorno ad un tavolo per discuterne. La Lega ha indicato a maggioranza (16 club su 20) il 13 giugno. Gli altri 4 puntano al 20. Il ministro Spadafora, che finora non l’ha mai data vinta al calcio, vuole indicarne una sua. Il “piccolo Conte”, come diversi presidenti hanno cominciato a chiamarlo per il suo presenzialismo in tv ogni volta che deve comunicare una decisione, ha aperto uno spiraglio ma non ha mai spalancato la porta. Più di qualcuno è convinto che il ministro possa indicare luglio. Sarebbe una mazzata per la serie A che non riuscirebbe a giocare le 12 giornate più i recuperi. Non è casuale nemmeno il giorno 28 scelto per l’incontro. Difficilmente, nonostante i proclami fatti potrà uscire una data certa. Spadafora ha sempre indicato la curva dei contagi come direttrice da seguire. Bene, ma le regioni comunicheranno i dati solo il giorno seguente: il 29. E’ tornata in discussione anche la possibilità di potersi spostare tra regioni dopo il 2 giugno. Così come la questione quarantena. Alla fine giovedì non è più andata in discussione la proposta di ridurre l’isolamento a 7 giorni ed è rimasta di 14. I segnali continuano ad essere contrastanti. E non è un caso che il presidente Gravina abbia pronti sia il piano B (play-off a fasce) e il piano C (classifica congelata se non si gioca).
 

Intanto si lavora ai protocollo per tornare in campo. Ieri riunione tra i club per limare il documento per le partite e le trasferte. Tolti alcuni errori come “il divieto di protestare con l’arbitro”. Anche normalmente non è possibile farlo. Così come i numeri delle presenze. Grosse frizioni. Il testo indica 300. Più di qualcuno vuole allargare il numero. E sempre ieri è stato messo a punto il protocollo sanitario per il campionato. È stata indicata la quarantena di 14 giorni ma si lavorerà per toglierla definitivamente. La serie A punta sul fatto che dal 3 giugno non sarà più necessaria per i cittadini in entrata e quindi che sarà tolta anche per i calciatori. Di sicuro non ci sarà più l’obbligo di fare tamponi. Si procederà sono con i test sierologici a immunofluorescenza. La palla è nelle mani del governo, la serie A spera che venga rimessa al centro del campo e non che sia spazzata di nuovo in tribuna.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino