La ripresa degli allenamenti, ma soprattutto quella del campionato, è una battaglia tutta politica. Una guerra di principio: nessuna scorciatoia per la serie A rispetto al...
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Resta, insomma, da convincere il governo. In queste ore il calcio è in forte pressing. Sono giorni decisivi per la serie A che domenica sera conoscerà un destino che con ogni probabilità è già noto: allenamenti individuali per due settimane. E poi? Resta un grosso punto di domanda. Da Palazzo Chigi non hanno la minima intenzione di fissare altre date. In Germania dal 6 aprile è stata concessa la ripresa a gruppetti con distanziamento (1,5-2 metri) ma ad oggi, ossia 19 giorni dopo nulla è cambiato. E’ vero si parla di riprendere il campionato il 9 maggio. Già, ma con la mascherina. L’Olanda ieri ha chiuso l’Eredivision. Un segnale forte anche contro le “minacce delle Uefa”. In Spagna hanno posticipato rispetto alla data del 27 aprile fissata per la ripresa. La Lega di serie A ha chiesto 3 settimane di allenamenti (in gruppo) prima di tornare a giocare. La palla resta nelle mani della politica che non ha ancora intenzione di mollarla del tutto.
Ecco perché il presidente della Figc, Gabriele Gravina con una mano porta avanti la battaglia per giocare tutte le giornate del campionato e con l’altra perfeziona il piano B. Già pronto da tempo: play-out e play-off. Una sua idea che alla lunga vorrebbe introdurre in pianta stabile nel campionato. Se il via libera definitivo dovesse scattare a fine maggio inizi giungo appare chiaro che è impossibile giocare le 12 gare rimanenti più i recuperi entro il 2 agosto. E allora ecco la soluzione: poche gare, magari da giocare tutte al centro sud e con un grande appeal per i telespettatori. E magari si troverebbe anche una via con le Tv che già reclamano sconti. Un totale di 12, massimo 16 squadre, coinvolte tra corsa scudetto e retrocessione. Una formula modello Champions con quarti di finale e semifinali andata e ritorno e la finale in gara unica. Pochi spostamenti, giocatori monitorati per le due settimane necessarie. Partite spalmate su più giorni di grande impatto per i tifosi. Tutte a porte chiuse e quindi nessun vantaggio. Tradotto si può giocare tra Firenze, Roma, Napoli e nel resto del sud dove il virus non ha avuto certo lo stesso impatto che ha avuto al nord. Un progetto che salverebbe la stagione e renderebbe tutti contenti. O quasi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino