Serie A, sette giorni per decidere: ecco i due problemi da risolvere

Serie A, sette giorni per decidere: ecco i due problemi da risolvere
Sì agli allenamenti di gruppo dal 18. E questo era “scontato”. Il campionato? Il ministro Spadafora in diretta al Tg1 rinvia nuovamente la palla a centrocampo:...

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Sì agli allenamenti di gruppo dal 18. E questo era “scontato”. Il campionato? Il ministro Spadafora in diretta al Tg1 rinvia nuovamente la palla a centrocampo: «Serve ancora una settimana per vedere la curva dei contagi e poter poi decidere». La Federcalcio dovrà adeguare il proprio protocollo con le «indicazioni che sono da considerarsi stringenti e vincolanti» come recita un comunicato congiunto dei ministri della Salute e dello Sport, Speranza e Spadafora. Sei i punti evidenziati nella relazione di appena una pagina fatta dal Cts. Il via libera «nonostante la documentazione fornita dalla Figc sia lacunosa e imperfetta» arriva per «l’importanza sociale che si riconosce a questo sport» si legge. Nessuna modifica sostanziale viene fatta. Nemmeno quali e quanti test vadano fatti. Semplicemente si raccomanda di non gravare sul Paese per quanto riguarda i tamponi. La parola d’ordine è prudenza. Quindi un passo alla volta. Per il campionato bisognerà aspettare un’altra settimana. Insomma si potrà ripartire ma non sarà così semplice. Questo perché la battaglia tra governo e calcio rimane senza esclusione di colpi. Non a caso Spadafora in diretta al Tg1 elenca tre punti fondamentali che vanno cambiati nel protocollo e che guarda caso sono i nodi più difficili da sciogliere. O quanto meno rappresentano tre criticità dall’inizio. Due superabili e una più complicata.  


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Le misure previste dal protocollo di sicurezza per avere efficacia «devono essere stringentemente rispettate sotto la responsabilità del medico sociale e del medico competente». Un problema che si pone da tempo. I medici più di una volta si sono ribellati perché non vogliono assumersi in toto la responsabilità civile e penale. Per la seconda, come evidenziato in una lettera inviata dal prof. Zeppilli al prof. Tavana (rappresentate dei medici di serie A) dopo le sue dimissioni, si è chiesto al governo che venisse “depenalizzata” l’opera del medico sociale e di squadra. Per quella civile la Figc si è mossa sia con un broker assicurativo per una polizza ad hoc sia con l’Inail per trovare un compromesso. Si vedrà ma non sarà semplice. 
 
Per gli allenamenti di gruppo saranno necessarie due settimane di totale isolamento. Ossia il ritiro blindato che aveva proposto la Figc. «Una bolla sterile» come l’ha definita il sottosegretario alla Salute, Zampa. Idea che però non piace molto ai calciatori che dovranno stare lontani dalle famiglie. Ma questo non sarà un ostacolo alla ripresa. Più spigolosa la quarantena obbligatoria in caso di un positivo. Un problema visto che per 14 giorni tutta la squadra, e non solo il calciatore in questione, dovrà restare in isolamento. Certo considerando che bisognerà stare in ritiro appare molto improbabile che possa esserci un contagiato. 

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Ottenuti gli allenamenti ora la serie A punta forte alla ripresa del campionato facendo leva anche sul vento dell’Europa che soffia solo sul sì. Dopo la Germania arriva anche il via libera dell’Inghilterra dal primo giugno. L’Italia ora va in pressing perché allenamenti e campionato cose non sono consequenziali. «Serve ancora una settimana per vedere la curva dei contagi e poter poi decidere» ha sottolineato il Ministro, Spadafora in diretta al Tg1. Sarebbe una doppia beffa tornare a prepararsi senza mai giocare. Soprattutto perché si dovranno pagare gli stipendi. Il numero uno della Figc, Gravina, nel colloquio che avrà nei prossimi giorni con il premier Conte (sarà lui ad avere l’ultima parola) è intenzionato proprio a chiedere una data per la possibile ripresa (la speranza è il 12-14 giugno). Anche solo teorica. In vista di questo però c’è da sciogliere un nodo che rischia di diventare un cappio: la quarantena obbligatoria per tutti. Sarebbe impossibile proseguire con una squadra costretta a 14 giorni di isolamento. Da giorni la Figc sta studiando una via d’uscita: i test capillari ad immunofluorescenza. Tutto si gioca all’ultima curva. Quella dei contagi.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino