La presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, li aspetta per la festa ufficiale nella sede istituzionale; l’Arcivescovo di Matera-Irsina, don Pino Caiazzo, crotonese...
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La parola più usata in queste ore da allenatore, presidente e capitano è “orgoglio”. Orgogliosi di quanto fatto, di averlo fatto in una città come Crotone nella quale settanta anni di chimica pesante hanno lasciato una città squarciata economicamente e che nessuna classe dirigente è stata in grado fino ad oggi di far rialzare. Ci sta pensando ancora una volta il calcio a restituire orgoglio e dignità a cittadini che hanno probabilmente smarrito ogni senso di appartenenza e che nella promozione del Crotone in A riescono non solo a trovare quello scatto ideale di protagonismo, ma anche a sorridere in una situazione che definire difficile è un eufemismo. Così l’impresa del capitano Cordaz e dei suoi compagni trasforma una estate di crisi e di paure in un giorno nel quale sorridere è d’obbligo. In piazza Pitagora c’era uno striscione che reggevano due giovani ragazze: «Nell’anno della pandemia il Crotone è la gioia mia». Ecco uno striscione che fa capire quanto possa essere utile questo avvenimento calcistico a latitudini come quelle dell’antica e gloriosa Kroton. E lo dice anche il presidente Gianni Vrenna: «Quando siamo usciti dall’aeroporto siamo stati letteralmente travolti dall’entusiasmo e dalla felicità dei tifosi e di tutta la città. Motivo di grande soddisfazione e orgoglio per tutta la società». Per un Crotone ormai diventato realtà del calcio italiano riconosciuta a tutti i livelli: «Credo che questo debba riempirci di orgoglio ed è la dimostrazione che i risultati non arrivano per caso, soprattutto nel momento in cui le programmi e ci riesci. Questo fa capire quanto a Crotone si lavori bene, in tranquillità e con competenza».
«Abbiamo costruito una cosa veramente molto bella e siamo orgogliosi di questo. – dice Alex Cordaz, il capitano di mille battaglia all’indomani della festa promozione – Sono orgoglioso di avere una squadra così, una società così, un allenatore così: è stato tutto perfetto». Già Alex Cordaz, veneto purosangue che ha sposato non solo la squadra del Crotone, ma anche la città. È qui che ha deciso di vivere con la moglie Ambra e i due figlioletti Bea e Santiago (in onore del suo idolo Santiago Canizares). Ed è stato lui ad arringare la folla in delirio in piazza Pitagora dal tetto del pullman. Lui che ha baciato più volte l’avambraccio destro dove ha tatuato le lettere greche dell’antica Kroton (ϘΡO). Ed è qui che ha avuto i natali il più grande atleta di tutti i tempi, quel Milone al quale forse i calciatori del Crotone si sono ispirati.
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Il Mattino