Mai stata una diva anche se è stata la numero uno. «Spero che questa lunga interruzione faccia tornare l’atletica su dimensioni umane, che possa mettere fine...
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Lei è abituata a volare in alto: oggi dove va con la fantasia?
«I ricordi ti aiutano, ma la realtà di questi giorni è dura. C’è più tempo adesso per qualche telefonata, ma noi viviamo questo incubo da prima del resto d’Italia. Vo’ Euganeo è a due passi da Rivoli Veronese e le attività sportive nel Veneto sono sospese da febbraio».
Che cosa succederà alla sua atletica dopo?
«La crisi non travolgerà lo sport di vertice. Ma ad essere stravolta sarà la vita delle società dilettantistiche, che sono i vasi capillari di un sistema che già non era in buone acque prima del coronavirus. Sono queste società che vanno aiutate, senza dimenticare che non fanno solo sport, ma sono centri di aggregazione sociale. Spero che questo momento consenta di rivedere certe cose: la corsa ossessiva al record perché se non è così si svilisce il meeting, si perdono gli sponsor. Sarebbe importante per i giovani rendere più umano l’avvenimento, senza pensare di dover essere degli extraterrestri per partecipare».
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Il Mattino