Un gol dopo quindici mesi. Ma c'è un gesto di Allan, non tecnico, che dovrebbe valere più di tutto: il bacio alla maglia dopo la rete alla Spal. Il brasiliano,...
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E, a proposito di storia, venerdì si celebra il trentennale della conquista della Coppa Uefa, vinta dal Napoli dopo le due finali con lo Stoccarda. Quel trionfo della primavera 89 inorgoglì anche gli emigrati napoletani e meridionali che vivevano nei paesi del Nord Europa: era il riscatto che sognava Maradona quando sbarcò a Napoli. Il momento più esaltante era stato vissuto due mesi prima della finale, quando al San Paolo la squadra riuscì a ribaltare lo 0-2 incassato sul campo della Juve e a qualificarsi per le semifinali. C'erano tanti campioni e tanta personalità nel Napoli di trent'anni fa, tuttavia il contributo decisivo fu quello degli 80mila del San Paolo: con la loro forza d'urto stordirono gli juventini. Abbiamo ripensato a quello stadio che vibrava di passione quando, a distanza di trent'anni, il Napoli avrebbe dovuto compiere un'altra impresa, ma nella serata della sfida con l'Arsenal - stessa situazione di partenza del match con la Juve - si sono contati 39.438 spettatori. «Anfield deve essere di esempio, visto e considerato che si tifa a prescindere dal risultato» ha detto Ancelotti in un'intervista al «Roma» riferendosi alla forza magica dello stadio di Liverpool in occasione della remuntada sul Barcellona. E infatti il San Paolo si è riempito anche quando la squadra rischiava la B o la C, o quando il pronostico per le partite con la Juve o le milanesi era già segnato. Questo meccanismo d'amore si è inceppato negli ultimi mesi. Non è solo una questione di risultati, appunto, ma di un'armonia da ritrovare. E, intanto, ricordiamo con affetto i vincitori di trent'anni fa, dal campionissimo Maradona al napoletanissimo Carannante: applaudiamoli ancora. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino