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Spalletti è blindato. Nessun mal di pancia. Nessuna voglia di cambiare aria. Quel suo «Adl ogni tanto borbotta per i miei cambi» risuonato al termine della via crucis di interviste post-Roma non deve essere interpretato come un avvertimento o come un monito per il futuro: e non è solo questione di contratto. C'è proprio la voglia di portare avanti il progetto iniziato l'estate scorsa. Né Aurelio De Laurentiis è sfiorato dall'idea di cambiare. Ieri i due si sono incontrati per un vertice al Britannique: lo fanno spesso, anche dopo una vittoria. Ovvio che il momento è delicato e di questo si è parlato. Ovvero come provare a vincere le ultime cinque gare. Tra De Laurentiis e Spalletti c'è feeling: d'altronde, Spalletti è il tipo ideale per il patron azzurro: quando c'è una scelta aziendale lui si fa da parte e lascia fare. Non alza muri, non fa barricate, non si mostra ostile. Il contrario, per esempio, di Rino Gattuso. Dall'addio di Insigne alla scelta di portare in scadenza Ospina, Mertens, Ghoulam e così via e lasciarli andare via. Lui accetta ogni cosa e va avanti. Dunque: fratture non ce ne sono. Di nessun tipo. De Laurentiis è uno degli ultimi padroni all'antica nel calcio italiano. E i presidenti di una volta si lamentano per i cambi, provano a dare consigli per la formazione, magari sperano che giochi uno piuttosto che l'altro. E siamo sicuri che sia un male?
No, ovvio. Il contratto di Luciano Spalletti non è in discussione.
Allo stadio, domenica, ci sono stati i primi fischi per Spalletti all'uscita dal campo. Pochi. Ma i mugugni iniziano a esserci in città. Perché in molti hanno davvero creduto allo scudetto. Il Napoli è in affanno. L'intensità degli allenamenti settimanali, probabilmente, va cambiata in vista di queste ultime cinque giornate. La preparazione atletica è chiaramente nel mirino: la squadra è partita a razzo ma negli ultimi tempi si ferma nel secondo tempo. Non è un caso. Durante il ritiro estivo gli allenamenti sono stati massicci a la squadra è partita in quarta: nelle prime otto partite, gli azzurri hanno conquistato 24 punti; nelle successive 25 partite i punti sono stati 43 (è quinta nella classifica di rendimento dietro a Inter, Juve, Milan e Fiorentina). In questo mese serve forse un cambio di passo a Castel Volturno, trovare una soluzione a questo affanno. Ma Spalletti ha letto anche delle critiche alle sue scelte. Non le ha gradite. Vero che senza Lobotka la luce si spegne, ma il cambio automatico era con Demme e non con Zielinski. Ieri non è stata giornata di faccia a faccia. Solo riunione tecnica con lo staff. La rosa ha dimostrato di essere altamente competitiva, completa. Ma non sempre maneggiata a dovere: non c'è giocatore che chiamato in causa non ha dimostrato di essere all'altezza. La gestione del turnover è stata perfetta nei momenti di crisi ma deficitaria con la rosa al completo. E ora? Sei punti all'obiettivo minimo, senza dover vedere cosa fanno gli altri. Lo scudetto ormai è lontanissimo. E solo per proprie colpe. A Empoli qualcosa cambierà: perché Lobotka è out. Probabile tocchi a Demme dal primo minuto.
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