Jorginho, tu vuò fa il napoletano: «Tien’e corn, ’o frà»

Jorginho, tu vuò fa il napoletano: «Tien’e corn, ’o frà»
Parecchi calciatori, arrivati a Napoli, si lasciano travolgere dall’atmosfera unica. Appena messo il piede a Castel Volturno si comincia ad assaporare anche il linguaggio...

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Parecchi calciatori, arrivati a Napoli, si lasciano travolgere dall’atmosfera unica. Appena messo il piede a Castel Volturno si comincia ad assaporare anche il linguaggio del posto. Sono tanti i racconti e gli scherzi legati all'arrivo dei calciatori stranieri in città, e fra le prime cose che vengono insegnate loro ci sono le parolacce, quelle tipiche delle nostre terre, che si usano solo a Napoli. Così come tanti modi di dire che chi viene da fuori ripete forse con eccessiva nonchalance, non completamente consapevole del significato. Ma tutti gli azzurri ormai sono «napoletanizzati»: da Reina a Mertens, da portiere all'attaccante. Tutti sono stati colpiti da questa epidemia contagiosa. E dopo tanti anni a Napoli non può essere esente dal contagio Jorginho, o meglio Giorgio, come viene chiamato da parecchi amici.

 
Una delle mete preferite del centrocampista italo-brasiliano è Bobò, a Pozzuoli: lì tante cene con la squadra, ma lui ci torna spesso anche con la famiglia. E il rapporto con il titolare è davvero speciale. «Tien’e corn, ’o frà», gli dice scherzando. Espressione tipica del napoletano: è divertente insegnare nuove termininologie del gergo a chi non è del posto, che diventano poi virali. Così Jorginho e i compagni continuano a imparare nuovi modi di dire del dialetto napoletano. E saluta Bobò dicendo: «Marò comm si brutt, o frà».
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Il Mattino