Udinese-Napoli, Fabio Cannavaro e la sfida del cuore contro gli azzurri

Lunedì 6 maggio gli azzurri a Udine, dove vinsero lo scudetto un anno fa

Fabio e Paolo Cannavaro al fianco di De Laurentiis
Quando è arrivata la telefonata da Udine, Fabio Cannavaro ha dato uno sguardo al calendario dell'Udinese prima di accettare e mettersi in viaggio con i suoi...

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Quando è arrivata la telefonata da Udine, Fabio Cannavaro ha dato uno sguardo al calendario dell'Udinese prima di accettare e mettersi in viaggio con i suoi due collaboratori, il fratello Paolo e Ciccio Troise, suo compagno nella Primavera azzurra degli anni '80. Prima partita di maggio contro il Napoli, a un anno dalla festa scudetto a Udine, dove bastò il gol di Osimhen per spezzare un incantesimo - un maleficio - durato trentatré anni. Ecco, quella partita sta arrivando. 

Cannavaro è un figlio di Napoli e del Napoli, anche se aveva appena 21 anni quando è andato via, estate del '95, perché il club di Ferlaino aveva bisogno dei 15 miliardi di lire del Parma del Cavaliere Tanzi per iscriversi al campionato.

Il salto dalla scuola calcio di Bagnoli alle giovanili del Napoli grazie all'allenatore Eugenio Scarpitti, la regolare trafila, con tanto di partecipazione alla festa del primo scudetto come raccattapalle, l'esordio in serie A con Ottavio Bianchi e poi la prima di due stagioni da titolare con Marcello Lippi, di cui sarebbe diventato un pupillo. 

Cannavaro sognava e sogna di poter allenare un giorno il Napoli. Lo disse anche a De Laurentiis, a distanza di un mese da quel casuale incontro nella tribuna d'onore dello stadio Maradona in occasione della partita con l'Empoli, l'ultima in panchina per Rudi Garcia. De Laurentiis non pensò a lui per la sostituzione del francese.

Incontrò Tudor e poi assunse Mazzarri, salvo pentirsene quasi subito, accorgendosi che Walter II non era Walter I, quello che aveva trascinato il Napoli alla conquista della qualificazione Champions nel 2011 e della Coppa Italia nel 2012.

Le ragioni del cuore sono molto forti ma quelle della classifica ancor di più: lo sa bene Fabio.

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Il Mattino