Il Verona vede l'Europa, Lecce battuto nettamente 3-0

Il Verona vede l'Europa, Lecce battuto nettamente 3-0
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VERONA Piccolo, piccolissimo Lecce. Liverani passa dal 3-5-2 al 4-3-1-2, sul doppio vantaggio del Verona, ma il danno a quel punto è fatto e l’espulsione di Dell’Orco, solcata l’ora di gioco, lo ratifica. Di danni, in una partita dai ritmi tutto sommato blandi, ne fa soprattutto Lazovic, tra i giocatori più in crescita dell’Hellas, che affanna Rispoli e, per larghissimi tratti, è la fonte dei maggiori pericoli imposti a Rossettini e soci. Le fragilità difensive del Lecce — rannicchiato a quota 16 in classifica — erano già note, prima del Bentegodi, e che il conto dei gol al passivo salga a 42 non stupisce: un solo match chiuso con la porta inviolata, per i pugliesi, a Firenze, nel successo di misura del 30 novembre scorso, l’ultimo in ordine di tempo. Gol su gioco aereo, i primi due del Verona, che quando c’è da farsi sentire ad alta quota dispone di torri avvezze a prendere l’ascensore (Dawidowicz, primo graffio in A per il polacco) ma vanta anche centrocampisti d’inserimento come Pessina capaci di movimenti da punta (sul 2 a 0, come prende Mancosu alle spalle). Il tris, contro il Lecce, è di Pazzini, che si prende il 58° posto nella classifica dei marcatori di sempre nel massimo campionato, 114 acuti, ora -2 da Alessandro Mazzola. La banda di Juric, che sale a 29 punti e continua a posare mattoni salvezza in fila, timbra adesso una striscia utile di 3 vinte e 2 pari. I suoi pregi li si conosce: pressione asfissiante, raddoppi a metà campo, fiammate appena rubata palla. Un numero sulla bontà della retroguardia: alla vigilia, l’ultima neopromossa a subire così pochi gol dopo 19 giornate (-22) risultava il Torino versione 2012/13. Ieri, tre rischi, su Lapadula, Majer (traversa) e Rispoli: è soprattutto per imprecisione del Lecce, va detto, se Silvestri è uscito per la settima volta in stagione, dal campo, con la porta inviolata.
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Il Mattino