Un giudice federale americano ha ordinato alla Apple di assistere l'Fbi ad accedere ai contenuti del telefonino dell'attentatore di San Bernardino, che lo scorso dicembre...
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Apple ha però comunicato l'intenzione di opporsi alla decisione del giudice. La richiesta di Washington di forzare il codice criptato di un iPhone, secondo l'azienda della Mela, creerebbe un «precedente pericoloso»: la decisione di «opporci a questo ordine non è qualcosa che prendiamo alla leggera. Riteniamo che dobbiamo far sentire la nostra voce di fronte a ciò che vediamo come un eccesso da parte del governo Usa». Così ha scritto l'amministratore delegato della Apple, Tim Cook, in un comunicato. Il governo americano ha chiesto alla Apple di rimuovere alcuni dispositivi di sicurezza da tutti gli iPhone del colosso di Cupertino in modo che le autorità possano accedere più facilmente ai dati degli utenti: si tratterebbe di creare una sorta di «porta segreta», una prospettiva che fa venire i «brividi», ha detto Cook.
Le autorità americane sono convinte che i dati contenuti nel telefono di Syed Rizwan Farook possano fare finalmente chiarezza su alcuni aspetti della strage di San Bernardino ancora molto misteriosi, e aiutare ad identificare eventuali complici e contatti.
L'outsider repubblicano per la Casa Bianca Donald Trump ha attaccato l'azienda di Cupertino: «Concordo al 100% con la corte. In questo caso, dovremmo aprirlo», ha dichiarato il tycoon alla trasmissione "Fox and Friends", riferendosi alla richiesta di un tribunale alla società californiana di consentire agli investigatori di accedere all'iPhone di uno degli autori della strage. «Chi credono di essere, devono aprirlo», ha incalzato. Il magnate ha invitato ad «usare le nostre teste», il «senso comune»: «qualcuno giorni fa mi definiva un conservatore di senso comune. Dobbiamo usare il senso comune». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino