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Mentre sulla terra gli scienziati sono alle prese con la pandemia e i danni dei cambiamenti climatici, gli esperti della Nasa stanno provando a capire come poter mettere le mani sulle pepite di oro presenti nello spazio. E la conquista non sarebbe di poco conto, visto che ad attrarre da tempo l’attenzione dell’agenzia americana spaziale è un asteroide, Psyche 16, che conterrebbe oro e metalli preziosi per un valore stimato pari a 10mila quadrilioni di dollari.
Un asteroide passerà oggi vicino alla Terra: grande come due campi da calcio, viaggerà a 35.000 km/h
Il piano della Nasa
Inutile dire che riuscire ad accaparrarsi il bottino spaziale non è un’impresa così semplice. Come ha ammesso John Zarnecki, presidente della Royal Astronomical Society del Regno Unito: «Solo una stima teorica su come estrarre oro da un asteroide nello spazio richiederebbe 25 anni di studio». Per la Nasa però non esistono missioni impossibili e infatti sembra già intenzionata a raggiungere Psyche 16 già nel 2026. La prima difficoltà però è legata alla posizione nello spazio del ‘giacimento’ di oro, non proprio a portata di mano. «Gran parte degli asteroidi - spiega Luciano Anselmo, ricercatore del laboratorio di dinamica del volo spaziale dell’Isti (Istituto di Scienza e tecnologie dell’informazione) del Cnr (Centro Nazionale delle Ricerche) di Pisa - sono concentrati tra Marte e Giove, nella cosiddetta fascia asteroidale. Ovviamente si tratta di oggetti estremamente eterogenei, sia come dimensioni, perché si va da poco meno del migliaio di chilometri di diametro fino a oggetti che sono praticamente dei sassi, sia soprattutto in termine di composizione chimica».
La difficile impresa
E queste caratteristiche possono rendere più difficoltosa l’impresa. «Le informazioni che vengono acquisite a distanza con studi spettroscopici, studiando le caratteristiche della luce riflessa da questi oggetti - precisa Anselmo - permettono di farsi un’idea della composizione chimica e talvolta anche della mineralogia, ossia dei minerali presenti su questi corpi almeno in superficie».
Conviene?
Ma a dirla tutta, forse bisognerà calcolare se è davvero vantaggioso andare nello spazio per provare ad estrarre materiali preziosi. “I viaggi spaziali costano di per sé - riflette Anselmo - soprattutto nella fascia tra Marte e Giove. In un futuro non molto lontano, l’estrazione di risorse non solo preziose, ma anche materiali di altro tipo, sarà utile piuttosto se si ha bisogno di sostenere una presenza umana nello spazio profondo. Ma più che di oro in realtà si avrà bisogno di risorse ancora più importanti come l’acqua, il carbonio, l’idrogeno, ossia sostanze che sarebbe troppo costoso portare dalla terra nello spazio”. Ma prima ancora che qualcuno vada su Psyche 16 per cercare l’oro, gli scienziati dell’Isti Cnr di Pisa provano a risolvere un’emergenza che non è solo terrestre: lo smaltimento dei detriti spaziali. “L’affollamento dello spazio terrestre a causa di oggetti in orbita che lanciamo rende sempre più problematico condurre operazioni spaziali. Ormai abbiamo più di 40mila oggetti con una dimensione superiore ai 5-10 centimetri intorno alla terra e sempre più spesso bisogna fare una specie di gincana per evitare collisioni con gli oggetti abbandonati. Dobbiamo cercare di mitigare il problema - ammette Anselmo - per poter garantire un proseguimento delle attività spaziali a breve termine e nei prossimi decenni”.
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Il Mattino