Blue Whale, il gioco della morte L'orrore arriva anche in Italia

Blue Whale, il gioco della morte L'orrore arriva anche in Italia
Blue Whale, l’allucinante gioco che, dopo il servizio delle Iene, sta sconvolgendo l’Italia, non è un fenomeno sconosciuto sui social network nostrani. Se i...

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Blue Whale, l’allucinante gioco che, dopo il servizio delle Iene, sta sconvolgendo l’Italia, non è un fenomeno sconosciuto sui social network nostrani. Se i giovani russi adoperano VKontakte, il più diffuso fra i sovietici, non è difficile imbattersi in messaggi preoccupanti anche su Facebook, Twitter e Instagram. Anche in Italia.


Sebbene nelle ultime ore siano comparsi decine di status che riguardano l’assurda pratica, non ne mancano di preoccupanti. Cercando su Facebook l’hashtag #i_am_whale, col quale occorre pubblicare alcuni post per accedere ai livelli successivi del gioco, si possono trovare le immagini dell’orrore.

Alcuni sono recentissimi, altri, invece, risalgono a pochi giorni fa e lasciano pensare che un’altra tragedia si sia già consumata o sia in procinto di consumarsi. I post sono numerosi e vanno dalle fotografie di giovanissimi sul ciglio di palazzi, coi piedi penzoloni nel vuoto, a immagini delle ferite autoinfertesi, come previsto dal protocollo Blue Whale. Braccia tagliate e sanguinanti oppure la scritta F57 incisa sul palmo della mano. Ci sono, poi, anche i disegni della balena blu, l’animale a cui si ispira il nome del gioco. Immagini simili possono essere trovate anche con gli hashtag #f57, #f58, #bluewhalechallenge, #bluewhale e molti altri.

La maggior parte degli status proviene dall’estero, soprattutto da giovani sudamericani. Non mancano però giovani italiani che utilizzano l’hashtag. Non è chiaramente possibile stabilire se si tratti solamente di emulazione o di una vera e propria partecipazione al gioco. Anche per questo in molti stanno chiedendo di segnalare a Facebook tutti i post a riguardo.

In particolare, su Twitter molti suggeriscono di continuare a utilizzare massicciamente l’hashtag per rendere difficile l’individuazione di giovani partecipanti da parte dei cosiddetti curatori. Altri, invece, si stanno impegnando in una vera e propria crociata contro il gioco, individuando e segnalando tutti i tweet sospetti.


Su Instagram con la stessa ricerca compare un messaggio d’avviso: «I post con le parole o tag che cerchi spesso incoraggiano comportamenti che possono causare dolore o condurre anche alla morte. Se stai vivendo una situazione difficile, saremo lieti di poterti aiutare». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino