ROMA - "Credo che la sopravvivenza della specie umana dipenderà dalla sua capacità di vivere in altri luoghi dell'universo, perché il rischio che un disastro distrugga la...
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Lo studioso che nonostante la malattia gira il mondo, ha lanciato una campagna per cercare forme di vita intelligente nella nostra galassia, ma ritiene che "se gli extraterrestri venissero a trovarci, il risultato sarebbe molto simile a quello che accadde quando Colombo sbarcò in America: non fu una cosa buona per i nativi americani".
Quindi spiega: "Per il mio cervello matematico pensare alla vita extraterrestre è qualcosa di razionale. La vera sfida è scoprire come potrebbero essere questi extraterrestri". La sua previsione è che "i computer supereranno gli esseri umani grazie all'intelligenza artificiale nei prossimi cento anni. Quando ciò avverrà, dovremo essere certi che gli obiettivi dei computer coincidano con i nostri".
Ai giovani scienziati consiglia di andare in America: "Lì apprezzano la scienza perché è ammortizzata dalla tecnologia" e "a coloro che sono colpiti da una disabilità consiglio di concentrarsi sulle cose che la loro disabilità non gli impedisce di fare bene, e di non lamentarsi per quelle con cui interferisce", e aggiunge che la malattia "mi ha aiutato. Mi ha liberato dal dover fare lezioni o dalla partecipazione a noiosi comitati, e mi ha dato più tempo per dedicarmi alla ricerca". Leggi l'articolo completo su
Il Mattino