Cristiano Malgioglio: «Videochiamate solo con Mara Venier e l'amico Panariello»

Cristiano Malgioglio: «Videochiamate solo con Mara Venier e l'amico Panariello»
Con la tecnologia sono un imbranato di natura. Ascolta: Salone del Mobile, l'anteprima: una casa senza confini. Interni ed esterni si fondono ...

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Con la tecnologia sono un imbranato di natura.

Ma io intendo tutta la tecnologia,   mica solo i computer: l’altro giorno per cambiare una lampadina che si era fulminata ho tolto la corrente a tutta la casa. Con una sola lampadina! Non sono un tecnologico, decisamente no. Col cellulare ho imparato a fare bene solo una cosa, so mandare i messaggi, anche se spesso combino dei casini pazzeschi sbagliando il destinatario. Gli amici mi prendono per pazzo. Con il tempo ho imparato a usare Twitter, per le cose importanti, oppure Instagram. Da pochissimo mi diverto con Tik Tok, dove mi ritrovo all’improvviso con due milioni di visualizzazioni: piaccio ai bambini, mi considerano quasi un cartone animato. Lady Gaga e Madonna ce le hanno, due milioni di visualizzazioni? Problemi con Tik Tok, per ora, ne ho avuti pochi. Una volta ho girato un video, piuttosto simpatico, ma lo volevo tenere per me. E invece per sbaglio l’ho inviato a tutti i miei amici. Che avranno sicuramente pensato che mi sono rimbambito. A proposito di video, attenzione a quelli che ti mandano gli altri: io quelli più particolari, diciamo quelli più spiritosi e ironici, li cancello subito. Non vorrei mai premere un tasto e fare qualche casino. Insomma, con i social me la cavo. Però non chiedetemi di aprire un computer, non tormentatemi con la storia del wifi, delle password, della rete.

E per carità non fatemi mettere in contatto con qualcuno via Zoom. L’unico momento in cui ho provato a usare Zoom è stato durante la pandemia, per vedermi con il mio amico turco di Istanbul. Avevo bisogno di avere il suo conforto, sarà stato l’amore, chissà. Poi mai più Zoom. Ma cosa ti devi dire su Zoom? A parte qualche videochiamata con Mara Venier, o con l’amico Panariello, a me parlare in quel modo mette tristezza. Sinceramente, mi leva completamente la voglia di raccontare. Mi piace così tanto viaggiare per il mondo, che a volte quelle telefonate surrogate, fatte durante il lockdown, mi mettevano addosso il nervoso: mi ricordavano che non potevo avere quello che volevo, che non potevo andare dove mi pareva, che ero chiuso in casa. E allora che facevo? Spegnevo la nuova tecnologia e accendevo quella vecchia: la tv. Avevo una signora araba che veniva a darmi una mano in casa, e che si ascoltava certi programmi nella sua lingua mentre lavorava. Alla fine mi ero abituato anche io. E quindi mi mettevo in salotto e accendevo Al Jazeera: ci sono documentari molto belli, a volte mi guardavo pure il loro X Factor. Ovviamente non capivo nulla. Non parlo arabo. Ma era molto bello. E più sano di una videotelefonata triste.

*Cantautore, paroliere e personaggio televisivo 

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Il Mattino