ROMA Il monito dell'Ue era già arrivato e adesso la Germania ha imposto lo stop: Facebook dovrà cancellare tutti i dati, relativi a circa 35 milioni di utenti...
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Le nuove norme prevedono che parte delle informazioni della voce info account, di quanti abbiano scaricato WhatsApp, vengano utilizzate da Facebook anche per fini pubblicitari. «WhatsApp potrebbe offrire il marketing per i servizi di Facebook, società di cui fa ora parte», sottolinea l'Ue. Non è la prima volta che il social network si trova a difendersi su questioni inerenti la privacy. Nel luglio scorso la società di Mark Zuckerberg ha ammesso di utilizzare la geolocalizzazione per suggerire nuovi amici ai propri iscritti. Il quel caso, Facebook, che era poi stato costretto a rivedere l'impiego dei dati, ha sostenuto che si fosse trattato solo di un test. Ma questa volta l'Europa ha sollecitato Facebook-WhatsApp a garantire la protezione della privacy. L'Authority per la privacy ha chiesto di conoscere nel dettaglio «la tipologia di dati che WhatsApp intende mettere a disposizione di Facebook; le modalità per la acquisizione del consenso da parte degli utenti alla comunicazione dei dati; le misure per garantire l'esercizio dei diritti riconosciuti dalla normativa italiana sulla privacy, considerato che dall'avviso inviato sui singoli device la revoca del consenso e il diritto di opposizione sembrano poter essere esercitati in un arco di tempo limitato». Il Garante, si legge nella nota, «ha chiesto inoltre di chiarire se i dati riferiti agli utenti di WhatsApp, ma non di Facebook, siano anch'essi comunicati alla società di Menlo Park, e di fornire elementi riguardo al rispetto del principio di finalità, considerato che nell'informativa originariamente resa agli utenti WhatsApp non faceva alcun riferimento alla finalità di marketing».
La preoccupazione va ben oltre lo scambio tra le due piattaforme: «La nuova privacy policy adottata da Facebook e WhatsApp pone serie preoccupazioni dal punto di vista della protezione dei dati personali», commenta Antonello Soro, presidente dell'Autorità italiana, che punta sulla mancanza di consenso. «Il flusso massiccio di dati non riguarda solo gli utenti di Facebook o WhatsApp, - spiega il Garante - ma si estende anche a chi non è iscritto a nessuno dei due servizi, i cui dati vengono comunicati per il semplice fatto di trovarsi in una rubrica telefonica di un utente di WhatsApp». «Occorre ricordare - continua Soro - che lo scambio di indirizzari non può avvenire senza il consenso degli interessati. Ad un primo esame, nelle nuove regole adottate da WhatsApp, sembrerebbe non essere previsto un consenso differenziato per le diverse opzioni e che gli utenti siano di fatto costretti ad accettare in blocco le condizioni che prevedono lo scambio dei dati. Le criticità già rilevate in passato vengono in questo modo moltiplicate. Vedremo adesso se Facebook e WhatsApp decideranno, responsabilmente e autonomamente, di sospendere questa iniziativa a garanzia degli utenti», conclude Soro. In Germania, il garante per la protezione dei dati personali della città-regione di Amburgo, Johannes Caspar, ha vietato a Facebook di raccogliere nuovi dati dei circa 35 milioni utenti tedeschi di Whatsapp e di cancellare quelli già raccolti. Il garante ha sostenuto che gli utenti tedeschi di Whatsapp devono poter decidere da soli se collegare il loro account a Facebook, e ha aggiunto di voler cercare un coordinamento con le authority di altri paesi europei. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino