Lizard Squad, parlano i terroristi che hanno bloccato le playstation a Natale: «Che divertimento»

Lizard Squad, parlano i terroristi che hanno bloccato le playstation a Natale: «Che divertimento»
La Lizard squad, l'unità lucertola, a Natale ha mandato in tilt le Playstation di mezzo mondo con un impressionante sfoggio di impunità e controllo tecnologici. Veri pirati...

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La Lizard squad, l'unità lucertola, a Natale ha mandato in tilt le Playstation di mezzo mondo con un impressionante sfoggio di impunità e controllo tecnologici. Veri pirati dei mari del web dove, inconsapevoli, nuotiamo tutti. Proprio come in un "A movie" americano di catastrofi simulate, dietro questa storia che dall'ombra ci ha raggiunti sul salotto di casa, c'è un cattivo mascherato.




Un cattivo vero, che ha già riscosso miliardari riscatti dalle multinazionali, colpite e accecate, ma che sembra troppo capace, efficente e capillarmente presente da ricercare il solo denaro.



Lizard Squad può prendersi il piatto, senza aspettare che gli si ceda il cucchiaio.



Trova «divertente» chi lo chiama cyberterrorista, ammette di aver talvolta esagerato come quando ha minacciato un attacco all'aereo del presidente della Sony facendo alzare in volo gli F16 militari. Afferma che il suo obiettivo prioritario è «spassarsela al massimo». Ma gigioneggia con la sua fama. Che è pessima. E non fa ridere nessuno.



I servizi segreti Usa, infatti, considerano Lizard Squad amico dei peggiori cattivi ragazzi del momento, l'esercito dello Stato islamico che sta destabilizzando il Medio Oriente frantumandone le linee di confine che disegnammo dall'Occidente a tavolino, a dispetto della storia e anche della geografia.



Questo, il misterioso portavoce intervistato lo nega ma conferma i sospetti che ci sia sempre Lizard Squad dietro l'attacco alla Sony per censurare e sabotare il film The Interview che aveva fatto infuriare il satrapo nord-coreano Kim Jong-un. «Siamo stati noi - dice - a passare i login dei dipendenti per il primo attacco».



Queste e tante altre cose Lizard Squad ha raccontato a Brian Fung del Washington Post manifestandosi via chat sotto lo pseudonimo di un celebre hacker che bucò le difese della Cia.



Il giornalista si è preoccupato di verificare l'attendibilità di chi gli parlava via chat.

L'intervistato ha fornito credenziali twittando e mandando file. Quello che leggete è dunque il contenuto di una conversazione garantita da una testata autorevolissima. Precisazione non superflua visto che i sedicenti portavoce di Lizard Squad in questi giorni sul web si sono moltiplicati. E all'informazione, quella professsionale, sta il compito si dividere il grano dal loglio.



I punti della conversazione: Sony e Microsoft sono inermi come lumache se attaccate da un bombardamento che le ingolfa al ritmo di mille miliardi di byte al secondo: «Li avevamo avvertiti un mese prima di quel che sarebbe accaduto. Eppure li abbiamo buttati giù senza problemi sparando 1, 2 terabyte al secondo» ha detto il portavoce.



Il giornalista, poi, ha chiesto conto dei soldi: «Vi fermate se vi pagano, non temete di essere considerati venduti?». No problem, per l'intervistato: «Essere comprati è una vittoria per noi ed una sconfitta per altri, non siamo mica attivisti. Il nostro obiettivo principlae è il divertimento».



Siete giocatori, allora? «Non direi. Ma quello che facciamo è una specie di grande gioco a scacchi».



Lizard, come ogni bravo rettile, depone uova. E non ha perso l'occasione per rivendicare di averne deposte migliaia nella rete Tor, il cosiddetto Internet sommerso, l'ultima frontiera che sfugge al Web colonizzato da google. Uova di serpente, più che di lucertola: ne hanno fatte schiudere qualcuna, tanto per dimostrare che Lizard Squad non ha preferenze ideologiche. E l'attacco a Tor, ha detto al Wp, non è certo stato il giorno zero.

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Il Mattino