Missione Minerva, sotto esame gli ovociti che hanno viaggiato nello spazio

Nuovo traguardo italiano nella tecnologia spaziale e nella ricerca scientifica

Il MiniLab contenente l'esperimento OVOSPACE a bordo della Stazione Spaziale Internazionale
Giovedì scorso, 16 febbraio, presso i laboratori del Polo Tecnologico «Fabbrica dell’Innovazione» di Napoli, i tecnici della società spaziale ALI...

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Giovedì scorso, 16 febbraio, presso i laboratori del Polo Tecnologico «Fabbrica dell’Innovazione» di Napoli, i tecnici della società spaziale ALI hanno aperto il MiniLab – piccolo laboratorio 2U - contenente l'esperimento OVOSPACE, recentemente rientrato dalla Stazione Spaziale Internazionale. Il MiniLab è stato lanciato lo scorso 7 novembre dalla base spaziale Wallops in Virginia a bordo del razzo ANTARES nell’ambito della missione MINERVA dell’astronauta ESA Samantha Cristoforetti. Al suo interno l'esperimento OVOSPACE, promosso nel quadro di un accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana e l’università La Sapienza di Roma e ideato dal team di del Dipartimento di Medicina Sperimentale. Obbiettivo dell’esperimento è stato quello di studiare il comportamento delle cellule ovariche – essenziali per assicurare il controllo endocrino e la funzione riproduttiva - in condizioni di microgravità. L’interesse scientifico dell’esperimento è motivato dalla opportunità di approfondire genesi e sviluppo del processo riproduttivo in assenza di gravità, aspetto per il quale esiste scarsa letteratura e che le maggiori agenzie spaziali ritengono di interesse per le future prospettive dell’esplorazione umana dello spazio.

L’attività dello scorso giovedì ha confermato il pieno successo tecnologico e scientifico della missione che rappresenta il primo, importante, passo nella comprensione del comportamento di queste cellule in ambiente spaziale e su come questo influisca sulla loro corretta formazione. Aspetti importanti per lo sviluppo di terapie contro l'infertilità e per garantire salute e benessere di futuri equipaggi che parteciperanno a missioni di insediamento umano e di lunga permanenza nello spazio. L’Italia ha dimostrato ancora una volta il suo ruolo di leader nel settore spaziale, producendo strumenti sofisticati in grado di resistere alle condizioni estreme dello spazio e supportare la ricerca scientifica di frontiera.

Erano presenti all’evento: Francesco Punzo, Sara Rita Merola, Pasquale Pellegrino e Michele Cioffi di ALI; Valeria Fedeli e Noemi Monti del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Roma La Sapienza e Luca Parca dell’Agenzia Spaziale Italiana, coordinatrice e finanziatrice del progetto attraverso il Contratto ASI n. 2022-5-I.0 «Acquisto di Space Box per esperimenti di life science su ISS durante la missione Cristoforetti». «Il successo della missione – commenta Giovanni Squame, Presidente della società Spaziale ALI - rappresenta un riconoscimento all'impegno alla professionalità delle nostre maestranze e un fondamentale contributo alla ricerca spaziale che viene dal Sud del paese. ALI è fiera di questo risultato che premia un metodo di lavoro basato sulla stretta collaborazione tra imprese, centri di ricerca e università.»

«La collaborazione bilaterale ASI-NASA per l’utilizzo della stazione spaziale internazionale continua a produrre risultati di pregio non solo per il progresso della ricerca scientifica e per la crescita delle competenze tecnologiche nazionali, ma anche per il contributo offerto alla comunità spaziale internazionale, oggi protesa a colmare i gap di conoscenze necessarie per rendere possibile la presenza umana nello spazio profondo. – Spiega Mario Cosmo, direttore Scienza e Ricerca dell’Agenzia Spaziale Italiana, che conclude - L’ottimo risultato di OVOSPACE conferma l’impegno e la competenza italiana presso i partner internazionali con cui l’ASI è impegnata a costruire il futuro dell’esplorazione umana dello spazio.»

Con il successo della missione OVOSPACE – commentano dall’ateneo - Sapienza si riconferma università leader nel settore della ricerca biomedica e ingegneristica condotta in ambito spaziale. Un plauso va in particolare ai ricercatori afferenti al dipartimento di medicina sperimentale che hanno dato un contributo essenziale alla progettazione e alla realizzazione dell’esperimento, stabilendo una fruttuosa cooperazione con l’ASI e con la società ALI. Gli studi svolti nel contesto della biomedicina spaziale si collocano sulla frontiera della nuova medicina e si riveleranno fondamentali non solo per assicurare la salute degli astronauti, ma altresì per far progredire discipline emergenti come la systems biology e la medicina personalizzata.

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Il Mattino