Lo streaming è la salvezza della musica ma i servizi come Spotify e Apple Music sono preferiti rispetto a Youtube. Questa è la tendenza in atto fotografata da un...
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Nel primo semestre 2016 sono stati 114 miliardi gli streaming audio attivati su Spotify, Apple Music, Tidal e Rhapsody, mentre a 95 miliardi si fermano gli streaming video visualizzate sul Tubo e su piattaforme simili come Dailymotion.
Ecco, se magari alcuni nomi appaiono sconosciuti è perché le statistiche sono riferite al mercato Usa, il più importante per comprendere le dinamiche e i cambiamenti del settore. Tornando ai dati, si evince una parabola in netta crescita rispetto all'anno scorso (100% per lo streaming audio dei servizi, 23% per Youtube e company), con un complessivo +58% per il comparto streaming che ingloba audio e video e che fa da contraltare alla contrazione di vendite di file digitali (-17,7%) e CD (-11%).
L'impennata di iscritti e popolarità degli avversari ha contribuito alla levata di scudi degli artisti contro Youtube, con richieste di intervento per tutelare il diritto d'autore inviate all'Ue e al Congresso Usa e la pronta replica del principale sito di video-sharing: «Abbiamo già pagato 3 miliardi di dollari agli artisti e vogliamo aiutarli per incrementare le loro entrate».
Non può dormire sonni tranquilli neppure Spotify, costretta a richiedere un prestito di un miliardo di dollari nonostante la costante crescita degli introiti (girati alle major per l'ampio catalogo disponibile) e ancora indecisa se tentare la quotazione in Borsa. Senza contare che deve guardarsi da Apple, pronta ad acquisire Tidal, servizio di streaming musicale di proprietà di Jay-Z, per diventare leader del settore. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino