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Per la diagnosi e la cura dei tumori si partirà dall'ascolto. È il suggerimento di un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall'Università di Bologna in uno studio pubblicato sulla rivista Advanced Functional Materials.
Il team ha messo a punto un sistema innovativo che, sfruttando l'effetto fotoacustico (la trasformazione dell'energia luminosa in onda sonora dei tessuti) potrebbe permettere non solo di identificare con maggiore precisione le cellule tumorali, ma anche di guidarne l'eliminazione.
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Lo studio apre «alla possibilità di un impiego dell'effetto fotoacustico nella diagnostica medica che permetta di rilevare singole cellule tumorali attraverso nuovi mezzi di contrasto». Il fullerene, non solubile in acqua e quindi di difficile impiego nelle applicazioni biomedicali, è stato «nascosto» dai ricercatori: il cavallo di Troia in questo caso è una proteina naturale. «Il prossimo passo - aggiunge Calvaresi - sarà riuscire a introdurre le molecole di fullerene in maniera selettiva solo all'interno delle cellule tumorali».
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