Infettavano pc e chiedevano riscatto in bitcoin, sgominata banda di criminali informatici

Infettavano pc e chiedevano riscatto in bitcoin, sgominata banda di criminali informatici
Sgominata dalla Guardia di Finanza un'organizzazione dedita all'estorsione con pagamento in bitcoin. All'alba di oggi, i militari del Nucleo Speciale di Polizia...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Sgominata dalla Guardia di Finanza un'organizzazione dedita all'estorsione con pagamento in bitcoin. All'alba di oggi, i militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno eseguito in provincia di Frosinone una misura cautelare nei confronti di 7 persone indagate per associazione a delinquere finalizzata all'estorsione, alla frode informatica e dall'autoriciclaggio.


Il provvedimento, emesso dal Gip di Frosinone su richiesta del Procuratore Giuseppe De Falco, ha disposto la custodia cautelare in carcere per due persone e la misura dell'obbligo di firma per altri cinque membri dell'organizzazione oltre al sequestro del capitale sociale e del complesso aziendale di una società e di tutte le disponibilità finanziarie sui conti correnti riconducibili al gruppo criminale.

Le indagini sono partite da hanno tratto numerose «segnalazioni per operazioni sospette» con le quali gli intermediari finanziari evidenziavano un anomalo utilizzo di carte ricaricabili sulle quali era transitato in circa un anno oltre un milione di euro. A quanto ricostruito, alcuni sodali bloccavano i computer di ignari utenti con un virus denominato criptolocker. Per riottenerne la disponibilità dei pc gli utenti erano costretti a pagare un "riscatto", rigorosamente in bitcoin, da comprare su siti di cambiavalute riconducibili agli indagati. Il controvalore, di circa 400 euro per ogni estorsione, veniva accreditato su carte di credito ricaricabili intestate a soggetti prestanome e comunque nella disponibilità del vertice dell'organizzazione Leggi l'articolo completo su
Il Mattino