Città del Vaticano – Si è spento il cardinale belga, Gottfried Danneels, punto di riferimento della corrente più progressista della Chiesa in Europa e...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Una lettura dei fatti probabilmente esagerata anche se Danneels effettivamente, non ha mai nascosto di avere fatto parte di questo cenacolo progressista. Lui stesso, in un video registrato, durante la presentazione della sua biografia, a Bruxelles, ammise di avere preso parte a tante riunioni in Svizzera, all’interno delle quali si rifletteva sulla necessità di una drastica riforma ecclesiale, più sinodale e meno ingessata sui dogmi. Oltre a Danneels e Martini, del gruppo secondo il libro facevano parte il vescovo olandese Adriaan Van Luyn, i cardinali tedeschi Walter Kasper e Karl Lehman, il cardinale italiano Achille Silvestrini.
La morte di Dannels è stata annunciata dalla sala stampa vaticana che ha diffuso una sua biografia. Laureato a Lovanio e alla Gregoriana, ha insegnato teologia, è stato ordinario militare e poi arcivescovo a Malines, in Belgio. Ha partecipato al conclave dell’aprile 2005 che ha eletto Papa Benedetto XVI e al conclave del marzo 2013 che ha eletto Papa Francesco. Danneels era stato invitato da Francesco al Sinodo sulla Famiglia anche se la sua figura in Belgio era già sotto pressione per una brutta vicenda sulla pedofilia, visto che cercò di dissuadere una vittima di abusi sessuali dal denunciare l’autore, un vescovo di nome Roger Vangheluwe, nonché zio della vittima.
Dalle registrazioni (pubblicate nel 2010 dai giornali belgi) Danneels chiedeva effettivamente alla vittima di soprassedere, di aspettare a denunciare le violenze, visto che lo zio sarebbe andato in pensione l’anno successivo. «Lui ha infangato la mia vita da quando avevo 5 anni a quando ne avevo 18, perché le dispiace per lui e non per me?», chiedeva al cardinale la vittima. Il vescovo Vangheluwe diede poi le sue dimissioni ritirandosi in un monastero. Qualche mese più tardi la polizia - su ordine della magistratura belga - perquisì la sede del vescovado portandosi via diverso materiale. All’epoca il Vaticano criticò molto la perquisizione tanto che l’allora segretario di stato Tarcisio Betone disse che erano metodi degni di regimi comunisti.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino