Città del Vaticano - «Questo è il secondo giubbotto salvagente che ricevo in dono. Il primo mi è stato regalato qualche anno fa da un gruppo di...
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L'incontro con uomini e donne di varia nazionalità è stata l'occasione per trasferire alcuni messaggi. Il primo messaggio è politico: il Papa ha chiesto di svuotare le carceri libiche, i famosi lager dove sono bloccati migliaia di migranti, in balia di aguzzini senza scrupoli, nel silenzio quasi totale delle istituzioni internazionali. «Non è bloccando le loro imbarcazioni che si risolve il problema. Bisogna impegnarsi seriamente a svuotare i campi di detenzione in Libia, valutando e attuando tutte le soluzioni possibili. Bisogna denunciare e perseguire i trafficanti che sfruttano e maltrattano i migranti, senza timore di rivelare connivenze e complicità con le istituzioni».
«Bisogna mettere da parte gli interessi economici perché al centro ci sia la persona, ogni persona, la cui vita e dignità sono preziose agli occhi di Dio. Bisogna soccorrere e salvare, perché siamo tutti responsabili della vita del nostro prossimo, e il Signore ce ne chiederà conto al momento del giudizio» ha detto il pontefice.
Francesco si chiede – ma la domanda è retorica – perché tanti migranti preferiscono lasciare le loro terre. La risposta arriva subito dopo. «È l’ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e a subire abusi e torture nei campi di detenzione. È l’ingiustizia che li respinge e li fa morire in mare».
Francesco informa che il giubbotto salvagente verrà esposto in Vaticano, a futura memoria. «Per ricordarci che dobbiamo tenere aperti gli occhi, tenere aperto il cuore, per ricordare a tutti l’impegno inderogabile di salvare ogni vita umana, un dovere morale che unisce credenti e non credenti».
«Come possiamo non ascoltare il grido disperato di tanti fratelli e sorelle che preferiscono affrontare un mare in tempesta piuttosto che morire lentamente nei campi di detenzione libici, luoghi di tortura e schiavitù ignobile?» Leggi l'articolo completo su
Il Mattino