Portici lo spettacolo/concerto “Albino e Plautilla”

Musica e teatro sono gli elementi che magnificamente si fondono nello spettacolo/concerto “Albino e Plautilla”, prodotto dalla Fondazione Pietà de’...

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Musica e teatro sono gli elementi che magnificamente si fondono nello spettacolo/concerto “Albino e Plautilla”, prodotto dalla Fondazione Pietà de’ Turchini, di scena mercoledì scorso nell’incantevole scenario del Galoppatoio della Reggia di Portici in una serata realizzata d’intesa con l’Università degli Studi Federico II. Il pregevole intermezzo buffo, opera del compositore settecentesco Leonardo Vinci, è stato proposto nella raffinata e puntuale esecuzione dell’ensemble Talenti Vulcanici diretto da Stefano Demicheli.

Molto apprezzati i solisti, il mezzosoprano Gaia Petrone e il baritono Javier Povedano, protagonisti nei ruoli della damigella Plautilla e del capitano di milizie Albino. Ad essi, l’originale drammaturgia di Angela Di Maso (che firma anche la regia e il disegno luci dello spettacolo) affianca l’attore Massimo Finelli nel ruolo del compositore Leonardo Vinci, universalmente ritenuto tra i massimi esponenti della “scuola musicale napoletana.

Divenuto personaggio, il musicista conduce lo spettatore nelle trame e nei segreti dei suoi righi pentagrammati attraverso il racconto di significativi frammenti della sua vita e, ancor più, della sua misteriosa morte. Alla seriosità del personaggio fa da contraltare il Pulcinella delle “guarattelle”, nelle sue incursioni e nei deliziosi duetti con Vinci, compiuti in scena da Bruno Leone, maestro indiscusso in questa antichissima forma d’Arte. Belli e filologicamente impeccabili i costumi di Giusi Giustino, preziosa la consulenza musicologica di Paolo Maione.

Stefano Demicheli e i Talenti Vulcanici restituiscono così una nuova esecuzione in tempi moderni di questa rara e preziosa partitura. La stessa che, circa trecento anni fa, Leonardo Vinci poneva tra gli atti della tragedia “Silla Dittatore”, rappresentata, in prima esecuzione assoluta, il 1 novembre del 1723 al Palazzo Reale di Napoli e che dimostra di non temere l’ingiuria del tempo così come testimoniano i convinti e prolungati applausi del numeroso pubblico presente la scorsa sera alla Reggia di Portici. 

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Il Mattino