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Budget esauriti e tetti di spesa agli sgoccioli nei centri sanitari convenzionati a Napoli e in provincia (ma a macchia di leopardo in tutta la Campania): dopo un anno di pandemia e di controlli rimandati è ora la stagione dei disagi e delle liste di attesa per chi ha bisogno di una analisi di laboratorio, di una Tac o di una visita specialistica la cui domanda è cresciuta, nell’ultimo anno proprio per le verifiche postume all’infezione da Covid-19, cresciute mediamente del 60-70 per cento, ed è ora costretto a rivolgersi al pubblico.
«A causa del Covid, come nel 2020, anche quest’anno si registra un accresciuto fabbisogno do prestazioni diagnostiche clinico-strumentali legate alle condizioni patologiche scaturenti dai controlli dell’infezione virale e dalle complesse e lunghe cure riabilitative post-covid – avverte Pier Paolo Polizzi, presidente di Aspat Campania, una delle più rappresentative associazioni di categoria – Pertanto il blocco delle prestazioni in convenzione coincidente con la riduzione dell’offerta delle strutture pubbliche deve essere assolutamente scongiurata perché comporta la negazione totale dei Livelli di assistenza che avrebbe come unica alternativa il pagamento delle prestazioni a carico dei cittadini ovvero un incentivo alla mobilità extra regionale e infine la grammatica rinuncia alle cure».
«È inaccettabile che in un momento drammatico come questo, con le strutture private che sopperiscono anche alle prestazioni che le strutture pubbliche, focalizzare quasi esclusivamente sul Covid, non possono e non riescono a erogare, la Regione Campania sia in clamore ritardo ad attuare un provvedimento di adozione di un extrabudget- ha spiegato Gennaro Lamberti, presidente Federlab Italia -.
Il Mattino