Ucraina, vaccini ai profughi negli hub di Roma: «Nessuna preoccupazione per nuovi focolai»

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha aperto un altro fronte: quello dei profughi in fuga che però devono anche fare i conti con la pandemia ancora in corso. E a Roma si...

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Lo scoppio della guerra in Ucraina ha aperto un altro fronte: quello dei profughi in fuga che però devono anche fare i conti con la pandemia ancora in corso. E a Roma si lavora per fornire assistenza vaccinale a chi arriva dai territori in guerra. "In questo punto dedicato all’assistenza sanitaria ai profughi ucraini la Regione Lazio, insieme all’Asl Roma 1, ci ha chiesto di attivare questo servizio per l’iscrizione al servizio sanitario temporaneo (sto) per eseguire i tamponi antigienici e fare il vaccino, a chi è vaccinabile, e poi rilasciare il greenpass. Abbiamo tradotto in lingua ucraina e russa le informazioni per il contenimento della pandemia oltreché il modello per il rilascio del greenpass”. A parlare è Giancarlo Santone, medico responsabile del Centro salute per migranti forza per la Asl Roma 1, ora anche a capo dell’assistenza per i rifugiati ucraini nell’Hub vaccinale di Roma Termini.

"Abbiamo assistito un ragazzo oncologico in trattamento, era in un ospedale bombardato e dopo un viaggio di 53 ore è arrivato direttamente qui. Noi siamo pronti ad affrontare la nuova emergenza e si metteranno in atto le misure per la prevenzione come hotel covid, quarantene. Non dobbiamo preoccuparci, ma essere lucidi e presenti. C’è qualcuno non vaccinato ma soprattutto gli adolescenti perché molt non si fidavano di Sputnik, altri non erano informati”, ha spiegato ancora il dottor Santone.

“Qui vogliono essere vaccinati, sicuri, essere sani e vivere - ci spiega invece Halyna Furdin, mediatrice culturale e volontaria ucraina - Loro sono eri, arriva con la paura ma hanno visto che gli italiani sono un popolo umano, vengono con la speranza, tanti vorrebbero tornare e noi li accogliamo con le braccia aperte, vediamo come sistemarli”. Tra i tanti che arrivano c’è anche chi, come Denys ucraino di 26 anni, non è potuto tornare in patria per fare la terza dose “ Io sono arrivato a Roma il sei gennaio, avrei dovuto fare la terza dose tornando in Ucraina ma è iniziata la guerra e non era possibile tornare. Ho deciso quindi di farla qui”. (LaPresse) 

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Il Mattino