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Dopo l’impennata di mercoledì, con 79 casi, ieri la curva è precipitata: 23 nuovi positivi e 30 guariti. Inoltre, non è stato registrato alcun decesso. Ma a sviscerare i dati non mancano elementi di preoccupazione: l’età media dei contagiati scende vertiginosamente. Ben 9 casi sui 23 rivelati ieri riguardano minorenni. Una percentuale allarmante pari al 39%, mai così alta nel Viterbese. E altri 3 sono a carico di ragazzi che hanno da poco compiuto i 18 anni. Molti, inoltre, sono contatti di casi già noti, spesso all’interno dello stesso nucleo familiare.
Non è un caso se a Tuscania, dove i contagi sono arrivati a 28 e molti riguardano alunni dell’istituto comprensivo Ridolfi (4 le classi in quarantena), il sindaco Fabio Bartolacci continui con appelli quotidiani ai concittadini. “Le ultime tre persone colpite sono riconducibili a famiglie all’interno delle quali risultano già infezioni da Covid-19.
Cresce l’allerta anche a Vignanello: dopo la decisione di chiudere il Comune fino al 7 marzo, ieri altri 4 casi non collegati però al personale dell’ente locale. “Attualmente risultano 25 le persone positive. Dall'inizio della pandemia si contano complessivamente 142 contagiati, di cui 112 guariti e 5 deceduti. La raccomandazione è quella di usare i dispositivi e rispettare i distanziamenti. Cerchiamo di mantenere la prudenza”, ribadiscono dal municipio.
Intanto, la Asl continua a spingere sull’acceleratore dei vaccini: superata quota 25mila. Gli ultimi dati dicono che nella Tuscia sono 25.472 le dosi inoculate (compresi i richiami). Mercoledì, 722 le vaccinazioni in un giorno. Resta il nodo della scarsità nelle forniture: a differenza di quanto avviene in molte aziende sanitarie italiane, quella di Viterbo non ha fiale inutilizzate che giacciono nei frigo, anzi potrebbe iniettarne ben di più. Per questo desta perplessità la prospettiva che a breve i vaccini possano essere somministrati anche in farmacia. Lo conferma Michele Fiore, segretario provinciale della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale. “Troppa burocrazia e troppe poche fiale. Lo abbiamo ribadito alla Regione: con 20 dosi per ciascun medico a settimana, potremmo vaccinare 80.000 persone e 320.000 al mese in tutto il Lazio”. Un’arma al momento spuntata.
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