Bufera sulla Regione Campania. Sentenza sulla Legge Severino, indagati De Luca e un giudice

Bufera sulla Regione Campania. Sentenza sulla Legge Severino, indagati De Luca e un giudice
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 21 Novembre 2015, 10:42 - Ultimo agg. 11 Novembre, 10:58
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Ci sono anche il governatore della Campania Vincenzo De Luca e un magistrato tra gli indagati nell'inchiesta aperta dalla Procura di Roma, la stessa che vede coinvolto Carmelo Mastursi, l'ex capo della segreteria politica del presidente della giunta regionale dimessosi sabato scorso dall'incarico.

Vicenda complessa e delicata, oggi ancor più di ieri nel momento in cui dal fittissimo riserbo degli inquirenti emerge che sono ben sette i nomi iscritti dai pubblici ministeri della Procura di Roma nel registro degli indagati. Oltre a De Luca, le indagini investono così il magistrato Anna Scognamiglio, in servizio presso il Tribunale civile di Napoli e relatore della sentenza con cui i giudici confermarono il reintegro del neogovernatore rinviando gli atti alla Corte Costituzionale, sollevando quattro dubbi di costituzionalità rispetto agli effetti della legge Severino (che prevede la sospensione per chi abbia riportato una condanna in primo grado); suo marito, l'avvocato Guglielmo Manna, attualmente presidente del Comitato unico di garanzia dell'ospedale pediatrico Santobono; e poi ancora, oltre naturalmente a Carmelo Mastursi: Giuseppe Vetrano, già coordinatore delle liste De Luca ad Avellino e due infermieri che lavorano al Santobono, Gianfranco Brancaccio e Giorgio Poziello.

Ma procediamo con ordine cercando di ricostruire il contesto in cui è maturata l'inchiesta che ipotizza a vario titolo i reati di concorso in concussione per induzione e rivelazione del segreto d'ufficio.

Tutta la vicenda nasce e ruota intorno ad un presunto rapporto tra l'avvocato Manna e l'ex capo della segreteria di De Luca. Il primo cerca insistentemente un contatto con Mastursi, e ad agevolarlo sarebbero intervenuti - secondo l'accusa - gli infermieri e Vetrano. A dimostrarlo ci sarebbero anche alcune intercettazioni telefoniche acquisite al fascicolo. Le intercettazioni, appunto.

A quei colloqui i pubblici ministeri romani titolari del fascicolo, il procuratore aggiunto Francesco Caporale e i due sostituti Corrado Fasanelli e Giorgio Orano, attribuiscono evidentemente una grande importanza probatoria: al punto da avere disposto alla fine della scorsa settimana una perquisizione anche in casa e presso l'ufficio in regione di Mastursi. Gli agenti della Squadra mobile, che hanno eseguito su delega la perquisizione, hanno così acquisito il telefonino cellulare del capo della segreteria di De Luca ed un personal computer. Due oggetti che vengono in queste ore passati al setaccio dagli investigatori: dai tabulati, dal registro delle chiamate e anche da alcuni sms potrebbero giungere conferme significative all'impianto accusatorio. Nessuna conferma ufficiale arriva invece dalle indiscrezioni che pure erano circolate nel corso di una di quelle perquisizioni: e cioè quella che i poliziotti avrebbero scoperto una dose di cocaina.

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