Trent'anni dopo Giancarlo Siani
«È nel Dna del Mezzogiorno»
Premio al cronista simbolo

Trent'anni dopo Giancarlo Siani «È nel Dna del Mezzogiorno» Premio al cronista simbolo
di Maria Pirro
Mercoledì 23 Settembre 2015, 10:36 - Ultimo agg. 24 Settembre, 08:47
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Giancarlo Siani, trent'anni dopo. «Un tempo lungo una generazione. Ma la camorra che tolse la vita al giornalista è ancora presente tra di noi, sia pure se sotto altre forme» dice il direttore del Mattino, Alessandro Barbano.

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«È importante ricordare Giancarlo Siani qui al Mattino: non credo che lui avesse paura nel portare avanti una missione più che un mestiere» interviene il sindaco Luigi de Magistris, che vuole onorare la memoria del giovane cronista ucciso il 23 settembre 1985, «ma anche fare in modo che cresca l'antimafia sociale nella nostra città. Ancora oggi dobbiamo fare una battaglia nella società, e per strada». E il primo cittadino sottolinea «il dovere di coniugare la lotta anche alle mafie che stanno dentro il palazzo».

Poi prende la parola Adriana Maestro: è la curatrice del libro "Fatti di camorra. Dagli scritti giornalistici" di Giancarlo Siani, con prefazione di Roberto Saviano. Il volume, presentato oggi nella sede del giornale, è a cura dell'associazione Giancarlo Siani. «Si tratta di una selezione di articoli: sono quelli che gli sono costati la vita» dice il fratello del giornalista, Paolo Siani, che si fa promotore di un «patto» per mostrare un volto diverso di Napoli. «Ma serve un aiuto dal governo: che si investa sul Sud.

Ad esempio, questa città ha pochissimi asili nido. Senza, è un furto del futuro».

Il vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, raccoglie subito la sfida per promuovere cultura e sviluppo. «Mi auguro - afferma - che in questo patto ci sia meno Terra dei fuochi, meno Gomorra, meno depressione, meno rappresentazione autoflagellante. Serve definire un percorso che ci faccia sentire Campania: conquistare il senso di sé sarebbe già un grande risultato».

Bonavitacola aggiunge: «Siani è il Mattino ed è elemento costitutivo della realtà meridionale», ribaltando, in positivo, il monito nei giorni scorsi lanciato in città dalla presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi.

Il presidente dell'Ordine dei giornalisti Campania, Ottavio Lucarelli, annuncia che il libro con gli articoli di Siani verrà donato a tutti i nuovi iscritti. La prefazione di Saviano, critica nei confronti della maggioranza dei giornalisti di oggi, «definiti ciarlieri», è citata dal direttore del Mattino Barbano per dire invece che «la passione degli cronisti napoletani non ha eguali in Italia».

Pietro Perone, a nome del giornale, ricorda la mobilitazione al Mattino dopo l'omicidio di Giancarlo per contribuire alla ricerca della verità. Annuisce il magistrato Armando D'Alterio: «Il Mattino diede un forte contributo all'inchiesta, e ci sono stati altri quattro maxi-processi derivati da quella indagine. Si giunse alle condanne definitiva di tre sindaci, un assessore alle finanze e decine di amministratori. Si è accertato tutto? Sicuramente no, per la complessità della verità, ma si è indagato tutto», afferma D'Alterio. «Si leggano quelle sentenze: solo così si può onorare la memoria di Giancarlo».

Ancora, il capocronista Marilicia Salvia vuole sottolineare: «Giancarlo non è stato quello che è stato nonostante il Mattino, ma assieme al Mattino. Già negli anni ottanta era un simbolo a Torre Annunziata». Sandro Ruotolo ricorda un altro omicidio: «Nel 1978, quando a Napoli venne ucciso Claudio Miccoli, un giovane ambientalista. E i giornalisti decisero di dare la notizia il giorno dopo. Non rinunciammo a lavorarci subito solo noi del Manifesto e i colleghi dell'Unità». Un modo per parlare del lavoro di cronista di strada, svolto anche da Giancarlo Siani. «Oggi stiamo meglio? Chiediamoci questo».

Poi Ruotolo, minacciato dai casalesi, cita Gennaro Tedesco: due auto incendiate a San Giovanni Rotondo, solo l'ultimo giornalista che ha subito intimidazioni. Sono 187 i casi, da inizio anno. «Perché non trasformare l'attacco alla libertà di informazione in reato penale?» rilancia Ruotolo. Obiettivo: «Difendere la qualità della democrazia. Invece, il Mezzogiorno è scomparso dall'agenda di governo. L'imprenditore non viene al Sud se non si fa una battaglia per la legalità. E non è la tv una cattiva maestra. Nascondere quello che sta accadendo oggi? Giancarlo avrebbe fatto una risata».

Sotto scorta è anche il giornalista Lirio Abbate, che su Siani fa notare: «È stato il più giovane cronista ucciso dalle mafie, ma ne sono stati ammazzati nove in Sicilia». Abbate aggiunge: «Questo libro con gli scritti di Giancarlo andrebbe dato ai giovani, ma anche ai vecchi giornalisti». Applausi in sala al Mattino. E, a proposito della delega al governo per modificare la legge sulle intercettazioni, di cui si discute in queste ore, Abbate parla di «doppio bavaglio». Segue l'appello: «Il giornalista deve rivelare anche il regalo del Rolex al figlio del ministro. La politica non può impedire di raccontare la realtà. Questi paletti all'informazione non vanno». Giovanni Tizian, 33 anni, denuncia la solitudine di alcuni giornalisti che aumenta i rischi. «Lo spirito deve essere di collaborazione, aiuto reciproco e condivisione. È questa la lezione più grande che ci lascia Giancarlo Siani».

Al direttore del Mattino don Luigi Ciotti chiede di mettere nel tamburino il nome di Giancarlo Siani, e ricorda con orgoglio le sue origini napoletane. «Siamo qui per portare la vita nel giono in cui ricordiamo la morte di una persona cara. Fare memoria vuol dire impegnarci di più tutti e assumerci parte di responsabilità». Il presidente di Libera fa notare: «È 150 anni che parliamo di Cosa nostra, sono secoli che parliamo di camorra, è da 120 anni che parliamo di 'ndrangheta». Solo ultima emergenza, in ordine di tempo, la situazione nel Foggiano. «Ma Siani parlava anche della droga, del lavoro (una guerra nel mondo che abbiamo perso tutti, sussurra con amarezza Ciotti) e soprattutto parlava del territorio e delle convivenze. Mi chiedo: oggi traduco tutto questo non dimenticando le cose belle e positive? Proteggere i giornalisti significa proteggere la democrazia. Purtroppo, c'è una parte dell'informazione che ha strizzato l'occhio a certi poteri». Già referente dell'associazione, e rappresentante della fondazione Polis, Geppino Fiorenza segnala un altro appuntamento dedicato alla memoria: “L’estate sta finendo”, l'appassionato docu-film su Giancarlo Siani scritto da Alessandro Chiappetta e diretto da Graziano Conversano, che Rai Storia manderà in onda stasera alle 21.30.

In chiusura l'assegnazione della borsa di studio dell'Università Suor Orsola Benincasa ai vincitori del concorso interno della scuola di giornalismo, Claudio Pellecchia e Anna Dichiarante: premiati dal direttore della Scuola Marco Demarco. Mentre il premio Siani quest'anno viene simbolicamente consegnato allo stesso Giancarlo e ai sui scritti. Tra i partecipanti all'iniziativa, ringraziati pubblicamente, anche Marco Risi, Andrea Purgatori, Libero de Rienzo.

In prima fila il procuratore capo della Procura della Repubblica di Napoli, Giovanni Colangelo, il presidente del Consiglio della Regione Campania, Rosetta D'Amelio, il vicesindaco di Napoli Raffaele Del Giudice. E il prefetto Gerarda Pantalone, che afferma: «È una bellissima manifestazione: siamo qui per qualcosa di serio». E il volto più vero è quello dei tantissimi ragazzi nella sala dedicata a Siani. Una sala gremita, nel nome di Giancarlo.