Napoli violenta. La polizia: «Noi, i dannati delle Volanti, moriamo per 1300 euro al mese»

Napoli violenta. La polizia: «Noi, i dannati delle Volanti, moriamo per 1300 euro al mese»
di Daniela De Crescenzo
Domenica 27 Settembre 2015, 16:25
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Fermi un padre di famiglia che va al lavoro sullo scooter senza assicurazione e sai che se gli sequestri la moto lo rovini. Vedi periferie sempre più gonfie di soldi e di miseria, di rabbia e di disperazione e sai che nulla cambierà. Mille e trecento, mille e quattrocento euro al mese per rischiare la vita un giorno sì e l'altro pure: ma non è solo questo che fa male.



Se sei un poliziotto vero più che la povertà è la condanna all'impotenza che brucia. Perciò non è difficile squarciare il silenzio imposto dal regolamento: il dolore per un collega in bilico sul filo della vita aiuta a trovare il coraggio per raccontare. Ed eccola la vita dei dannati delle Volanti, uomini condannati a vedere il male e a non poterlo curare. Giacomo ha 57 anni e da 22 lavora in un commissariato di periferia. Giorno dopo giorno ha visto la mutazione genetica della delinquenza: «Oggi ci troviamo di fronte bambini impazziti che vogliono solo un pezzo di ferro che spara fuoco e che si chiama pistola - spiega - Pensano di mettere paura, ma non sanno che i criminali veri non si fanno vedere: usano la violenza il meno possibile e preferiscono far girare i soldi. Di fronte a queste creature aliene quello della polizia è un esercito sempre più ridotto: nel mio commissariato dieci anni fa avevamo una squadra investigativa di dodici persone, adesso siamo in cinque. Quando usciamo mettiamo insieme quasi tre secoli, e non abbiamo nessuno a cui insegnare il mestiere: dietro di noi non c'è nessuno. Siamo una polizia geriatrica. I giovani sono pochi e già sanno che rischiano la vita per niente. Quindi sono tentati di lasciar perdere, di non giocare una partita che sanno già persa».



Nando è più giovane, ma ugualmente amareggiato.
I nuovi poliziotti sono più istruiti di quelli assunti venti o trenta anni fa: si presentano a un concorso che richiede la scuola dell'obbligo e in tasca hanno una laurea. Poi montano sulla volante. Nando ogni giorno setaccia uno di quei quartieri dove si spara per niente: «Negli ultimi anni le nostre forze, che pure sono scarse, sono state concentrate nelle zone centrali per evitare i furti e le rapine che fanno notizia - racconta - e noi delle aree di periferia siamo saliti nella scala del rischio. Oggi uscire con una sola volante in un quartiere di periferia è diventato pericolosissimo: dovremmo viaggiare almeno con due macchine, e invece siamo sempre più soli». Il rischio è un compagno, la paura è un nemico: se ti distrai sei un uomo morto: «Ma nella vita di ogni giorno non ci accompagna solo il pensiero della pallottola - continua, ed è ormai un fiume in piena - io temo soprattutto di combinare guai a livello giudiziario: se fermo una persona e la porto in ufficio per interrogarla, quella poi magari esce e mi va a denunciare per tortura psicologica e io non ho i soldi per pagare un avvocato. Dopo Genova c'è stata una svolta: quegli abusi hanno provocato una reazione. Ed è stato giusto. Ma se io devo interrogare un delinquente senza fargli pressione, che cosa pensate che mi dirà?».




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