Il sogno di Giusy: da Napoli ai mondiali di rugby. E' la mascotte dell'Italia

Il sogno di Giusy: da Napoli ai mondiali di rugby. E' la mascotte dell'Italia
di Paolo Barbuto
Sabato 3 Ottobre 2015, 19:31 - Ultimo agg. 4 Ottobre, 10:59
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Se oggi pomeriggio sarete davanti alla tv per guardare il mondiale di rugby, fate attenzione all’ingresso in campo delle squadre: in mezzo ai giganti dell’Italia e dell’Irlanda che andranno a sfidarsi sul campo, noterete uno scricciolo biondo con i capelli lunghi e le gambe che le tremano per l’emozione. È Giusy Ambrosio, 12 anni, mascotte ufficiale della nazionale italiana, napoletana verace, figlia del quartiere Mercato, iscritta alla seconda media alla Sogliano, Porta Capuana.

Ieri Giusy è arrivata a Londra per vivere un sogno, quel sogno è iniziato esattamente un anno fa tra i banchi della sua scuola.

Lei non aveva mai visto una palla ovale ma quando in classe sono arrivati quelli della Partenope e hanno spiegato che ci si divertiva e s’imparava molto, Giusy è tornata a casa e ha convinto mamma Fortuna, casalinga, e papà Mario, operaio orgoglioso della sua famiglia: «Non m’importa se è uno sport da maschi, io voglio farlo». Lei è brava a ottenere ciò che vuole, unica figlia femmina tra il maggiore Giosuè che ha diciotto anni e il piccolo Gabriele che ne ha sette, con il suo sorriso dolce raggiunge ogni obiettivo.

A scuola si è messa nelle mani di Maria Marciano, la prof di ginnastica che coinvolge i piccoli della prima media e li avvia verso il rugby. Sul campo, all’Albricci, ha incontrato Antonio Foglia che dovrebbe essere solo un allenatore ma per i ragazzi è di più: fratello, papà, amico, confidente, punto di riferimento. Anche lei come tanti altri ragazzini ha deciso, dopo un solo minuto, che quello sport non era un semplice sport ma una «disciplina» che ti fa divertire e ti insegna ad affrontare la vita e ad avere rispetto per gli altri: proprio quel che si prefigge di insegnare la Partenope ai ragazzini che si avvicinano al rugby.

Il resto è storia di passione e divertimento: subito dopo le lezioni alla Sogliano, quattro passi a piedi fino all’Albricci per gli allenamenti e, infine, per le partite. A questa età le squadre sono miste e se provate a chiedere ai suoi avversari maschi vi risponderanno che i placcaggi in tuffo di Giusy fanno davvero male.

Nel frattempo in Italia si cercava una mascotte che accompagnasse la squadra in campo. I sopralluoghi nel Nordest ricco di passione per il rugby non avevano portato nulla di buono, così è stato organizzato un torneo a Roma con tante squadre del Centro e del Sud, compresa la Partenope, senza far sapere ai ragazzi che si cercava qualcuno da portare in Inghilterra per i mondiali. Appena Giusy è scesa in campo, Mirco Bergamasco, selezionatore della mascotte per la Land Rover, non ha avuto dubbi: grinta, tecnica, nessuna paura, lei era la mascotte ideale.

Così alla fine del torneo hanno chiamato Giusy sul palco e le hanno detto a bruciapelo: «Sei la mascotte della nazionale italiana ai mondiali. Volerai a Londra». La piccola s’è emozionata, poi s’è fatta forza e ha gridato a squarciagola «Forza Italia».

Perciò, se oggi pomeriggio guardate la tv, fate attenzione a quello scricciolo che scende in campo mano nella mano ai giganti del rugby. Lei non lo sa, ma è un simbolo: lo sport non è solo divertimento, serve a tenere i giovani lontani dalla strada e dai pericoli, consente di crescere con ideali sani e, qualche volta, permette di realizzare i sogni.

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