A Paestum il tedesco Zuchtriegel: «Templi da valorizzare con un progetto Cilento»

A Paestum il tedesco Zuchtriegel: «Templi da valorizzare con un progetto Cilento»
di Paola Desiderio
Mercoledì 19 Agosto 2015, 15:15 - Ultimo agg. 15:35
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È il più giovane tra i venti nuovi direttori scelti per guidare altrettanti musei e siti archeologici italiani: Gabriel Zuchtriegel, archeologo tedesco di 34 anni, è il nuovo direttore del Parco Archeologico di Paestum. Nato a Weingarten, in Germania, si è laureato in archeologia classica, preistoria e filologia greca alla Humboldt-Universität di Berlino e ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Archeologia classica all’Università di Bonn.



Vive in Italia già da alcuni anni, prima professore a contratto di archeologia e storia dell’arte greca e romana all’Università degli Studi della Basilicata e poi nella segreteria tenica del Grande Progetto Pompei. Zuchtriegel non sa ancora quando inizierà il suo incarico a Paestum, ma ha già le idee chiare su quello che c’è, su quello che si può fare e su quello che, per iniziare, intende fare.



Direttore, l’incarico le è stato conferito direttamente dal ministro Franceschini. Una grande fiducia verso di lei, ma anche una responsabilità.

«Per me è un grande onore e spero che potrò lavorare confrontandomi con i colleghi che lavorano nel museo e nell’area archeologica di Paestum, con il Comune di Capaccio, con quanti si occupano di turismo e di paesaggio e con altri partner locali, per voltare insieme pagina, come dice il ministro Franceschini».



È già stato a Paestum?

«Sì, certo. Vivo da vari anni in Italia, ho fatto ricerche su colonie greche in Basilicata. Conosco il sito di Paestum, l’ho visitato varie volte e conosco le potenzialità di questo sito che è l’unico con i templi così ben conservati».



Purtroppo gran parte dei reperti di Paestum sono ancora sotto terra.

«È così in un po’ tutti i siti archeologici. A Pompei un terzo è sotto i lapilli. Però a Paestum, in primo luogo, bisogna pensare a quello che è nei sotterranei, bisogna fare un progetto su ciò che è nei depositi, digitalizzarlo, archiviarlo, renderlo noto in modo che questi reperti inizino ad essere conosciuti a livello scientifico e iniziare a viaggiare nelle mostre, perché sono dei tesori».



Ha già un’idea di ciò che farà quando arriverà nel Cilento?

«È presto per dirlo, bisogna sentire anche il ministro e i soggetti del territorio. Ovviamente ho delle idee che ho presentato alla commissione riguardo a vari aspetti. Ma fino ad oggi ho visto il sito da esterno. Devo prima cominciare a viverlo dall’interno, incontrando il Comune di Capaccio, coloro che si occupano di turismo, di cultura e riunendo tutti attorno allo stesso tavolo, sentendo le opinioni degli altri prima di fare delle scelte definitive. Tutto il paesaggio attorno a Paestum ha una grande storia e se penso a coloro che sono venuti a Paestum, come Goethe e Piranesi, penso anche che dobbiamo andare oltre a quello che può fare il solo parco archeologico. Penso che deve crescere tutto il territorio insieme e che il parco archeologico deve essere un punto di riferimento in una strada condivisa».



Fino ad oggi la principale difficoltà di chi ha diretto Paestum sono stati i pochi fondi a disposizione. Lei punterà sui fondi europei?

«I fondi europei, soprattutto dedicati al Sud, sono sicuramente una possibilità, ma ce ne sono anche altre. Penso a collaborazioni con altri istituti e con università. Bisogna vedere come l’autonomia che ha acquisito il sito archeologico di Paestum si articola in dettaglio e lavorare per aumentare il numero dei visitatori».



L’equilibrio tra “preservare” e “utilizzare” i reperti archeologici come attrattore turistico è delicato. Lei cosa ne pensa?

«Solo conservare non funziona. Si raggiunge il punto in cui la società chiede: perché si conserva? Per cui bisogna anche valorizzare. Né il turismo archeologico, né quello balneare, possono funzionare da soli. Ci deve essere equilibrio tra cultura, spiaggia, paesaggio, storia, archeologia, Cilento».



A quanto pare si è già fatto anche un’idea del Cilento di cui Paestum è la porta.

«Penso che anche il Cilento sia molto importante, che è interessante per i turisti che vengono per la spiaggia e per altri interessi, per cui bisogna lavorare anche in un’ottica che tenga conto della collocazione di Paestum rispetto al Cilento».