I guaglioni corrono ancora: i 99 Posse rileggono il primo album

La copertina di
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di Federico Vacalebre
Mercoledì 5 Febbraio 2014, 13:57 - Ultimo agg. 16:48
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Vent’anni dopo, sia pure con qualche interruzione, molta fatica e pi d’una sofferenza. Officina 99 c’ ancora, la Pantera no, il rap lingua (musicale) dominante, ma sempre meno antagonista e i guaglioni corrono ancora. Il 25 marzo i 99 Posse pubblicheranno Curre curre guaglio’ 2.0, ovvero lo storico primo cd della band (che per la precisione usc, per la Flying Records, nel ’93) riletto, risuonato, ricantato, arricchito di brani e di ospiti. Officina 99 c’è ancora, la Pantera no, il rap è lingua (musicale) dominante, ma sempre meno antagonista e i guaglioni corrono ancora. Il 25 marzo i 99 Posse pubblicheranno «Curre curre guaglio’ 2.0», ovvero lo storico primo cd della band (che per la precisione uscì, per la Flying Records, nel ’93) riletto, risuonato, ricantato, arricchito di brani e di ospiti.



«Ci siamo accorti del ventennale di quel disco», spiega Zulù, «e nel riascoltarlo ci è venuta voglia di aggiornarlo. Ma quei pezzi, che ancora oggi fanno parte della storia di tanti, non andavano toccati, dovevano restare quello che erano, potevano solo essere rinfrescati, senza inseguire i tempi: siamo dei vecchiacci». Nasce così l’operazione «reload» di un lavoro importante: la title track che Salvatores usò in «Sud» (Premio Ciak per la miglior colonna sonora) oggi è entrata nelle antologie scolastiche, l’album vinse il Tenco per l’opera in dialetto e per «Rolling Stone» Italia è al numero 49 delle lista dei migliori cento di sempre.



Mettere mano a «Rigurgito antifascista», «Rappresaglia», «Odio» e «’O documento» non era facile: «Infatti non ne abbiamo toccato i versi, ma solo le sonorità. Nuove parole sono servite solo per due brani, ”Tuttapposto” e ”Ripetutamente”, oggi resi incomprensibili da riferimenti specifici forse incomprensibili anche nel ’93».



Però il disco suona nuovo, eccome: «Musicalmente va in tutte le direzioni possibili, dagli archi al dancefloor passando per remix drum’n’basso o punk rock. E quasi ogni pezzo si apre in maniera inaspettata, con il contributo di compagni, cantanti e musicisti che ci hanno regalato sorprese di ogni tipo». Qualche contributo è davvero inatteso, si pensi all’ex Articolo 31 J-Ax che rivede alla sua maniera «Rappresaglia»: «Veniamo dalle stelle saittelle, le stesse periferie metropolitane, lui da Garbagnate, io trapiantato a Giugliano dopo il terremoto del 1980, ma non ci siamo mai frequentati, anzi ogni tanto ci eravamo anche mandati a dire qualche reciproca cattiveria, poi abbiamo scoperto di essere poi più vicini di quello che sembra. Per qualcuno la sua presenza sarà indigesta. A noi è cara».



Con Zulù, Jrm, Marco Messina, Sacha Ricci ed il solito mucchio selvaggio di complici ci saranno i Sangue Mostro («Tuttapposto» che diventa «I say yes, I say no»)), Jovine («Nun c'á facc' cchiú»), Francesco Di Bella (che chiude la nuova «1, 2, 3 e 4»).



Gli inediti sono nati «nella settimana dopo la nascita di mio figlio Raul, per la prima volta scritti di getto», ricorda Luca Persico: «Di solito io per scrivere devo fare prima un’assemblea dei miei tanti Io, e poi andare avanti per mediazioni politiche, questa volta la mano si è mossa sul foglio di carta senza sapere di che cosa avrebbe parlato».



Ecco, allora, «Soggetti attivi», uno «Stato di emergenza» decretato dalla massa e non dal potere («La vita a volte è strana in uno stato di emergenza, è come un terremoto, porta alla convivenza»), la già citata «1,2,3 e 4» che apre il disco («Io sono un depuratore, mi nutro di veleno e sopravvivo solo se lo butto fuori», strepitosa definizione del mestiere di spararime militante, ma non solo), «Strano e straniero», «riflessione partita dal Jim Morrison di ”People are strange” per parlare di emigrazione, immigrazione, ma anche di me, strano e straniero sempre e ovunque».



«Curre curre guagliò 2.0» sarà anche un tour, oltre che occasione di inevitabil bilanci: «Positivi, nel privato come nel politico. Siamo vivi, ho un figlio, ci sono ragazzi di 15 anni che ascoltano la nostra musica. Quando, quindicenne, mi iscrissi a Democrazia Proletaria Capanna mi spiegò che i frutti del nostro tentativo rivoluzionario non li avremmo visti noi, né i figli dei nostri figli.



Insomma, i macrosistemi e i macropoteri sono gli stessi di vent’anni fa, né speravamo di cambiarli in così poco tempo. Ma oggi i ragazzi hanno spazi antagonisti autogestiti, hanno movimenti, magari anche troppi e litigiosi tra di loro, per esprimere il loro disagio». «Tante mazzate pigliate... Tante mazzate ma tante mazzate/ ma una bona l’ammo data»: i guaglioni corrono ancora.
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