Bimbo di undici mesi stroncato dalla febbre alta: indagati i genitori

Bimbo di undici mesi stroncato dalla febbre alta: indagati i genitori
di Patrizio Iavarone
Mercoledì 18 Settembre 2019, 09:18
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Videro morire il proprio figlio sotto i loro occhi: dopo tre giorni di febbre e dissenteria. Morto all’età di undici mesi appena, per colpa, sostiene ora la procura della Repubblica di Sulmona, degli stessi genitori che non si accorsero in tempo che il piccolo Gianluca aveva bisogno delle cure dell’ospedale. Negligenza, imprudenza e imperizia, le definisce il sostituto procuratore della Repubblica Stefano Iafolla che, con l’accusa di omicidio colposo in cooperazione, ha chiesto ora il rinvio a giudizio per L.P., trentasette anni, e A.P., quarantaquattro anni, rispettivamente madre e padre del piccolo Gianluca.

I fatti risalgono all’inverno del 2017, quando la mattina del 12 febbraio i due genitori residenti nella frazione delle Marane di Sulmona si presentarono poco prima delle nove del mattino all’ospedale Santissima Annunziata con in braccio il figlio più piccolo. La diagnosi fu subito grave: "Stato soporoso in gastroenterite acuta" che seguiva una sintomatologia che andava avanti da tre giorni e caratterizzata da febbre e numerose scariche di feci liquide, dalle dieci alle quindici al giorno. Per i medici dell’ospedale di Sulmona, per i quali la procura ha escluso qualsiasi responsabilità, ci fu poco da fare: dopo aver praticato idratazione orale e ventilazione forzata al piccolo paziente, dovettero arrendersi all’assenza di risposte agli stimoli e registrare, meno di tre ore dopo, la morte per "shock ipovolemico con stato grave di disidratazione in corso di gastroenterite".

Il piccolo cuore di Gianluca, che avrebbe compiuto un anno il 25 febbraio, cessò insomma di battere perché il suo fisico era stato troppo debilitato, incapace di rispondere alle cure disperate apportate dall’equipe medica del Santissima Annunziata. Dal canto loro il legale dei due imputati, Renato Torelli, sostiene che le condizioni del bimbo al momento del trasferimento non erano così drammatiche e che ci fu un cedimento improvviso delle sue condizioni di salute e ancora che, nonostante la febbre e la diarrea, il bimbo aveva in quei giorni continuato ad assumere latte. Secondo la procura, però, il bambino non venne sottoposto tempestivamente alle cure e non venne idratato a sufficienza e questo nonostante la madre fosse stata infermiera proprio nel reparto di pediatria dell’ospedale di Sulmona. E che insomma avrebbe dovuto accorgersi del rischio che stava correndo quel bimbo così piccolo, la cui massa corporea era composta principalmente da liquidi, dopo tre giorni di febbre e dissenteria dovuta ad un banale virus. Una famiglia distrutta dal dolore, descritta da chi la conosce come attenta e responsabile, ma che in quei giorni di passione non ebbe forse la lucidità e la prontezza di comprendere cosa stava accadendo. Una tragedia consumata nel giro di poche ore, una ferita destinata a riaprirsi, semmai si sia rimarginata in parte, quando i due genitori del piccolo Gianluca dovranno comparire davanti al giudice per le udienze preliminari del tribunale di Sulmona dove si dovrà decidere se aprire formalmente il processo.
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