Coronavirus disattivato dai raggi Uv, il luminare abruzzese: «Lo sapevamo da mesi»

Coronavirus disattivato dai raggi Uv, il luminare abruzzese: «Lo sapevamo da mesi»
Coronavirus disattivato dai raggi Uv, il luminare abruzzese: «Lo sapevamo da mesi»
di Saverio Occhiuto
Venerdì 17 Luglio 2020, 11:02
3 Minuti di Lettura
Si apre a un sorriso indulgente il professore Pio Conti, immunologo di fama internazionale, origini teramane e cattedra da tre decenni alla prestigiosa University Tufts di Boston, con un passato di docente alla facoltà di Medicina di Chieti. Il titolo di prima pagina apparso ieri su un quotidiano milanese “L'ultima scoperta: così i raggi ultravioletti disattivano il Covid 19”, non è proprio una notizia di prima mano per lui. Era stato l'immunologo abruzzese, con una intervista pubblicata dal Messaggero il 22 marzo scorso (in piena pandemia) ad anticipare che i raggi Uv erano un ottimo strumento di prevenzione e di contrasto al Covid 19.

«I miei amici cinesi – riferì in quella circostanza – mi hanno detto di averlo già sperimentato con successo e si tratta di una notizia importantissima: le infezioni da Coronavirus sono state combattute dotando i loro ambienti ospedalieri di lampade sterilizzanti ultraviolette che possono contrastare la diffusione del virus. Apparecchiature normalissime, reperibili anche per corrispondenza al costo di appena 75 euro».

Oggi Conti ricorda che proprio in quella circostanza i colleghi di Wuhan gli manifestarono il loro stupore per il numero elevato di vittime che colpiva in Italia il personale sanitario: medici e infermieri in prima linea nei reparti Covid e nelle terapie intensive, mentre gli ambienti ospedalieri cinesi venivano sanificati proprio utilizzando questo metodo “scoperto” oggi: le comuni lampade ultraviolette, quelle impiegate solitamente nelle sale operatorie. Adesso, proprio da una ricerca italiana, si viene a sapere che i raggi Uv possono essere addirittura utilizzati per sconfiggere l'epidemia da Sars Cov-2, disattivando in pochi secondi la carica virale dopo aver sottoposto i pazienti a una piccola scarica di raggi Uv. L'immunologo mostra anche una ricerca sugli effetti dei raggi Uv pubblicata nei mesi scorsi dalla rivista scientificas Journal of Biological Regulator & Homeostatic Agents, un lavoro di cui è il primo firmatario assieme ad altri ricercatori internazionali, tra i quali il medico pescarese Alì Younes, anstesista di origini libanesi, specializzato nella terapia del dolore. Assieme al quale il professore ha appena presentato alla Regione Abruzzo un altro progetto di ricerca sperimentale sulla fibromioalgia che avrà la sua base operativa proprio a Boston, nel laboratorio Molecular Immunopharmacology della Tufts University. Quanto agli effetti “salutari” dei raggi Uv, Conti ricorda che sui nuovi modelli ibrid presentati dalla Fca (Fiat 500 e Panda) tra le dotazioni di serie delle auto c'è anche un sistema di sanificazione dell'abitacolo attraverso l'utilizzo dei raggi Uv.

Bastava dirlo? In realtà era stato già detto tutto più di tre mesi fa, come si vede. Oggi l'occasione è utile anche per chiedere al professore qual è la situazione in Abruzzo a proposito della pandemia e della sua evoluzione. «Qui – spiega l'immunologo – la situazione è buona, perché c'è scarsa trasmissione del virus e il numero dei casi di contagio rispetto alla popolazione è bassissimo. Ma ci stiamo ponendo alcune domande nuove. Tra queste, la possibilità che chi abbia già contratto il virus possa ammalarsi di nuovo. Se questo dovesse accadere – spiega ancora Conti – vorrebbe dire che le difese immunitarie acquisite con la malattia non hanno retto a un nuovo assalto. In questo caso le conseguenze per l'organismo potrebbero essere molto più gravi».

Quanto alla possibilità, ventilata da qualcuno, che il Covid possa ripresentarsi in autunno: “Ormai abbiamo capito che il caldo e il freddo non hanno alcuna incidenza sul virus, ma è difficile ipotizzare che possa ripresentarsi con la stessa intensità dei mesi scorsi. Non ci sarà un nuovo lockdown. Tuttalpiù ci saranno dei piccoli focolai da tenere sotto controllo. Tuttavia le misure precauzionali, come l'uso delle mascherine dove non è possibile rispettare il distanziamento, vanno mantenute». Il professore glissa invece sulla sovra esposizione mediatica di certi suoi colleghi, quelli che trascorrono più ore in tv che nei laboratori. Si limita a mostrare le citazioni dei rispettivi lavori di ricerca sul motore Google specializzato, anche qui aprendosi a un indulgente sorriso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA