Coronavirus, a Sulmona muore il sindacalista Cisl Dante Carrabbia

Coronavirus, a Sulmona muore il sindacalista Cisl Dante Carrabbia
Coronavirus, a Sulmona muore il sindacalista Cisl Dante Carrabbia
di Patrizio Iavarone
Martedì 14 Aprile 2020, 11:56 - Ultimo agg. 13:42
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Il focolaio coronavirus, quello principale, resta circoscritto, ma continua a mietere contagi e morti. La terza vittima legata alla clinica San Raffaele è arrivata infatti nel giorno di Pasqua: Dante Carrabbia, sindacalista della Cisl dove per anni si era occupato del settore metalmeccanico e da qualche anno ritiratosi dall’attività per questioni di salute, è morto domenica mattina all’ospedale di Sulmona per gli effetti del Covid 19, a cui era risultato positivo, che si sono aggiunti ad una situazione clinica già molto compromessa di suo.

L’uomo, che si era sottoposto a tampone qualche giorno prima, non ha fatto a tempo ad essere portato all’Aquila, morendo nel nosocomio dell’Annunziata poco dopo il suo trasferimento.

Tumulato ieri al cimitero di Pacentro, paese del quale era originario, Carrabbia, cinquantaquattro anni, era il marito di una delle dipendenti della clinica sulmonese, anche lei risultata positiva al Coronovarirus.

Ed è quindi alla struttura riabilitativa che è da riferire anche questo terzo decesso, dopo quello dei due pazienti che in clinica erano ricoverati: un ottantottenne di Campo di Fano (frazione di Prezza) e una settantaquattrenne teramana che è considerata in qualche modo la paziente zero, ovvero colei che, trasferita dall’Humanitas di Bergamo il 10 marzo scorso, avrebbe poi contagiato pazienti, personale e indirettamente i loro familiari.

Un focolaio che ha raggiunto finora oltre quaranta persone e su cui grava un’inchiesta da parte della procura della Repubblica di Sulmona dopo la denuncia-querela presentata dalla famiglia di una delle infermiere contagiate e l’esposto presentato dal sindacato Nursind.
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I magistrati hanno già provveduto ad acquisire una parte della documentazione (cartelle cliniche, bolle di acquisto dei dispositivi di protezione individuale) e nei prossimi giorni dovrebbero nominare un virologo come consulente tecnico di parte. La scia dei casi positivi, che negli ultimi due giorni ha dato una tregua alla Valle Peligna, d’altronde, è quasi tutta collegata a questo focolaio che aveva minacciato da vicino anche l’ospedale di Sulmona dove la paziente proveniente da Bergamo era stata portata il giorno successivo al suo arrivo per una visita ginecologica.

Fortunatamente finora, però, il virus non sembra aver fatto breccia nel presidio dell’Annunziata (che ha accolto per diversi giorni anche malati Covid in terapia intensiva) dove tutti i tamponi finora eseguiti al personale (a parte un medico che lavora però al 118) sono risultati negativi. Il livello di attenzione, però, resta alto, anche se non tutte le precauzioni annunciate sono state attivate.
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E’ il caso ad esempio delle strutture individuate dalla protezione civile per ospitare da una parte i sanitari esposti al rischio (per evitare cioè che rientrino nelle loro famiglie esponendole a rischio) e dall’altra i pazienti cosiddetti post Covid, quelli cioè che dimessi dagli ospedali devono attendere la negativizzazione del virus.

Due settimane fa la protezione civile, in accordo con i sindaci del territorio, aveva individuato rispettivamente un albergo a Bugnara (Hotel Sagittario) e una struttura dell’Aias ad Introdacqua (Villa Gaia).

Strutture ritenute agibili e funzionali, i cui contratti, però, non sono stati ancora sottoscritti dalla Asl che, anzi, non ha neanche avanzato richiesta alla protezione civile (che coprirebbe tutte le spese) per l’attivazione dei posti letto.

Il motivo, sembra, sia da imputare al fatto che la Asl si debba occupare della gestione. E non sembra proprio averne voglia e forza. 

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