In coma dopo un pugno, i medici provano a svegliare Giuseppe. E' stato picchiato per la musica troppo alta

In coma dopo un pugno, i medici provano a svegliare Giuseppe. E' stato picchiato per la musica troppo alta
In coma dopo un pugno, i medici provano a svegliare Giuseppe. E' stato picchiato per la musica troppo alta
di Walter Berghella
Mercoledì 21 Ottobre 2020, 08:21
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Ragazzotto di 13 anni e mezzo, 14 li compie il prossimo febbraio, ma con una grande forza nelle mani. Sarebbe lui il minore che sabato notte ha scagliato un micidiale fendente sulla tempia destra di Giuseppe Pio D’Astolfo, 18 anni, di Lanciano, spedendolo in rianimazione all’ospedale di Pescara, dove è in coma farmacologico dopo delicati interventi per bloccare un’emorragia cerebrale ed ematoma. Con lui identificati e denunciati altri quattro componenti il gruppo assalitore, tutti appartenenti a una stessa famiglia rom. I carabinieri l’hanno ufficializzato ieri. Ci sono poi due ragazzi di 14 anni, uno di 18 e l’ultimo di 30. Per loro si attendono eventuali provvedimenti cautelari della magistratura, anche minorile.

Intanto per Giuseppe Pio oggi inizia la fase graduale di risveglio. «Appena lo svegliano speriamo non soffra di convulsioni» dice la mamma Paola Iasci. E oggi l’indagine dei carabinieri della compagnia di Lanciano, diretti dal maggiore Vincenzo Orlando, avrà un’accelerata. Necessari altri elementi di prova. Li ha chiesti ieri in un secondo summit il procuratore capo Mirvana Di Serio. L’inchiesta va blindata sul violento episodio di sabato notte accaduto nell’ex stazione Sangritana, in pieno centro. Ci saranno sviluppi, benchè il minore di 13 anni non è imputabile e sarà affidato ai genitori.

I motivi dell’attacco restano futili. Il giovane ferito era in compagnia di un amico dominicano, di 25 anni, che ha portato con sé la sua fidanzatina di 16. I tre sono seduti su un muretto. Da casa hanno portato una bottiglia di vino; parlano, ridono, poi collegano al telefonino una cassa bluetooth e cominciano ad ascoltare musica. Ma per i cinque giovani, seduti poco distanti, c’è disturbo. E gridano: «Fatela finita con questa musica ad alto volume». Poco dopo parte la spedizione punitiva culminata col terribile pugno sferrato alla testa a Giuseppe Pio, mentre i suoi due amici riescono a divincolarsi. Prima di andare al capezzale del figlio ieri in stazione c’era pure la mamma di Giuseppe Pio. «Ribadisco l’ appello affinchè certe cose non succedano più – ribadisce la Iasci.

Chi sa come sono andate le cose parli, senza paura. Quando vedo una bella giornata di sole come oggi(ieri ndr) e penso che mio figlio è in coma mi viene una rabbia indescrivibile».

Pronta a perdonare. «Nessun perdono - dice la mamma. Non sono né Dio, né una santa. Ci sono cose che non si possono perdonare, specie quando vedo un ragazzo di 2 metri come un morto e che per me equivale ad avere il cuore trafitto». 

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