I medici di base sul piede di guerra: «Lavoriamo anche 15 ore al giorno per la burocrazia, per favore fateci fare la nostra professione»

I medici di base sono allo stremo
I medici di base sono allo stremo
di Antonio Di Muzio
Lunedì 31 Gennaio 2022, 14:12 - Ultimo agg. 14:19
5 Minuti di Lettura

«E il bello che ci chiamano anche fannulloni!!! Ora non ne possiamo più». Ezio Falasca, medico di base pescarese, che in passato è stato anche segretario provinciale della FIMMG (Federazione Italiana dei medici di famiglia), si fa portavoce anche di tantissimi colleghi che a causa di questa ondata di pandemia per il Covid sono allo stremo. Da pandemia a "burodemia" il passo è breve. 

«NON FACCIAMO PIU' I MEDICI»

«Ormai tra prese in carico dei pazienti, fissazione tamponi, riattivazione di green pass, certificati di guarigione, inserimento dati nelle varie piattaforme, non facciamo più i medici. Siamo diventati degli amministrativi con la conseguenza che i pazienti si lamentano per le continue attese telefoniche e, fatto grave, si rischia di trascurare casi sanitari che hanno bisogno della giusta attenzione. Il sistema ormai è in tilt. Ci sono persone negativizzate da giorni che non riescono ad avere la certificazione o riattivare il green pass. E anche su questo fronte cerchiamo di fare il possibile. Funzioni, peraltro anche medico-legali, che dovrebbero essere di competenza  della Medicina di sanità pubblica. Pazienti che chiaramente non ricevono assistenza e allora noi siamo "l'imbuto" di questo meccanismo in quanto unici che ci interfacciamo con le persone. Ci arrivano anche 10 mail al giorno da ogni singola persona per sapere se il loro green pass è sbloccato, oppure se i tamponi sono negativi, eccetera eccetera. Lavoriamo anche 15-16 ore al giorno, mentre di notte cerchiamo di smaltire la parte burocratica. Ogni Ufficio, ogni Settore, addirittura anche l'Inps, "scaricano" a noi. E' ora di dire basta: noi vogliamo fare i medici. Punto».

Poi nel settore scuole il caos è totale. «E anche questo ricade tutto su di noi», aggiunge Falasca. Solo a Chieti, Prefetto, Asl, Comune e dirigenze scolastiche hanno compiuto un "pit-stop" di qualche giorno per riallineare la... "burocrazia". 

L'ORDINANZA DELLA REGIONE

Un’ordinanza della Regione Abruzzo del 21 gennaio va a risolvere un problema segnalato più volte in questi giorni dai cittadini abruzzesi: il ritardo con cui le Asl rilasciano i certificati di fine isolamento Covid, a causa dell’aumento esponenziale del numero dei nuovi casi positivi che si registra dalla fine dello scorso anno. «D’ora in avanti – spiega l’assessore alla Salute, Nicoletta Verì – nell’attesa dell’arrivo della certificazione da parte dei Siesp delle Asl, il cittadino asintomatico potrà esibire (ad esempio per il rientro a scuola, al lavoro, in caso di mancata riattivazione del green pass o di controllo da parte delle forze dell’ordine) i referti del tampone positivo da cui si evince la data di inizio dell’isolamento e del test negativo effettuato alla fine del periodo previsto dalle norme nazionali, che varia a seconda dello stato vaccinale di ciascuno”. La circolare ministeriale del 30 dicembre scorso prevede un intervallo di isolamento di 7 giorni per gli asintomatici che abbiano completato il ciclo vaccinale primario da meno di 4 mesi e di 10 giorni negli altri casi. La facoltà prevista nella nuova ordinanza potrà essere esercitata se, nelle 24 ore successive alla data di fine isolamento, il cittadino non riceve la certificazione Asl.  

«Il problema - aggiunge il dottor Falasca - è che la maggior parte dei datori di lavoro non accetta i referti e allora si torna punto e da capo. Chiedono a noi di fare il certificato. Cosa non prevista da nessuna normativa. Siamo in un vicolo cieco. Se non sburocratizziamo non ne usciremo mai e noi dobbiamo tornare a fare solo i medici».

CARENZA DI PERSONALE

Altro problema la carenza di personale nelle Asl. Solo pochissime unità sono adibite ai rilascio e allo sblocco delle certificazioni. In Francia, Germania, Inghilterra, i servizi territoriali funzionano e addirittura negli studi medici di base vengono associati o affiancati personale di segreteria esterno per espletare le pratiche. Se non ci sarà un cambio di passo la burocrazia stritolerà e bloccherà le attività produttive, senza contare i danni psicologici dei cittadini che sono costretti a sopportare. 

LO SFOGO SUI SOCIAL

Giampiero Lettere, consigliere comunale di Pescara nel gruppo Misto ed ex M5S, ha raccontato la sua esperienza su Facebook. «Dopo ben 10 giorni dal tampone negativo che attestava la mia avvenuta guarigione dal Covid, nessun sms mi era giunto sul cellulare per scaricare un green pass valido per ulteriori 6 mesi. Ho dovuto inviare 2 mail al servizio sanitario della Asl, allegando risultati dei tamponi e documenti di identità e tessera sanitaria miei e dei miei familiari, guariti come me, telefonare più volte alla Asl e finalmente stamattina un anima pia al telefono mi ha dettato i codici da inserire nell'app Immuni per poter finalmente scaricare il tanto agognato certificato verde. Ma è una cosa normale?».

I commenti su facebook. Chiara: «Con mia figlia ci ha dovuto pensare il medico curante dopo svariati giorni dalla guarigione visto che tutto taceva. La dottoressa dice che da mesi lei e i suoi colleghi stanno facendo solo queste pratiche burocratiche. Il sistema è saltato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA