Lo sfogo di un medico di base: «Sempre accanto ai pazienti, ora sono positivo, combattiamo il virus a mani nude»

Lo sfogo di un medico di base: «Sempre accanto ai pazienti, ora sono positivo, combattiamo il virus a mani nude»
Lo sfogo di un medico di base: «Sempre accanto ai pazienti, ora sono positivo, combattiamo il virus a mani nude»
di Daniele Rosone
Martedì 1 Dicembre 2020, 09:44 - Ultimo agg. 10:06
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Guido Iapadre è un noto e stimato medico di base dell'Aquila. Mai una parola fuori posto, a servizio anche lui 24 ore su 24 per i suoi tanti pazienti in piena pandemia. È positivo al Covid-19 ora, sintomatico. «Per la prima volta parlo su Facebook del mio lavoro», inizia così un suo lungo post sui social a cui affida riflessioni significative sul ruolo del medico di famiglia ai tempi del coronavirus, ma è anche un amaro sfogo, il suo, di un sistema che evidentemente non tutela o lo fa male. Una riflessione che ritiene importante perché mai il ruolo del medico di base, a suo giudizio, era stato così colpito e sottovalutato come in occasione di questa pandemia. «Non ci sono eroi - scrive - ma solo persone perbene e queste non sono di serie A o di serie B. Fin dai primi giorni della pandemia non sono stati presi d’assalto dai pazienti ammalati o spaventati solo i pronto soccorso degli ospedali, che hanno vacillato e qualche volta sono crollati non potendo reggere all’urto con i pochi mezzi a disposizione, ma anche i nostri studi. Anzi, direi che gli studi dei medici di famiglia, così diffusi nel territorio e facilmente accessibili, sono stati anche in questa occasione il vero avamposto della sanità pubblica, quello dove si è combattuta la prima battaglia contro il virus».

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Iapadre, facendo eco a molti suoi colleghi parla di una battaglia combattuta a mani nude però, il riferimento è chiaro ed è ai dispositivi di protezione mai consegnati dalla Asl, ma dalla protezione civile, grazie all’Ordine dei medici, ma ovviamente non sufficienti al fabbisogno di medici costretti a visitare molti pazienti e per diverse patologie. Iapadre si è contagiato di certo visitando pazienti positivi, non risparmiandosi, seppur sempre accorto e con dispositivi che spesso i medici si sono trovati a comprare da se. Chi è responsabile dunque della sua malattia? Chi si occuperà dei pazienti? In questo caso è partito un bel meccanismo di solidarietà tra medici di base colleghi, come lui stesso ha raccontato, che sta coprendo sia lo studio dell’Aquila che di Paganica. «Abbiamo riorganizzato - prosegue - il nostro lavoro nella nuova situazione e siamo stati comunque vicino ai pazienti con l’attenzione e la premura di sempre. Di fronte all’insipienza dei tanti comandanti Schettino che amministrano le nostre Regioni e le nostre Asl (la maggior parte di noi, me compreso, pur avendo visitato decine di pazienti in questi mesi ancora non è stata sottoposta al tampone, guarda caso), devo riconoscere che gli unici aiuti ci sono arrivati dal ministro della Salute Roberto Speranza, del quale mi onoro di condividere l’appartenenza politica, attraverso l’avvio della dematerializzazione delle prescrizioni (che era già pronta da almeno due anni e mai attuata dai governi precedenti) e l’istituzione delle unità speciali di continuità assistenziale per il trattamento domiciliare dei contagiati (che nella nostra Regione stenta però a partire)».
Iapadre affida al suo profilo social due considerazioni finali.

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«È pensabile - conclude - che si possa spendere un’enormità per creare l’ospedale Covid di Pescara quando sarebbe molto più utile potenziare la rete ospedaliera esistente e magari destinare qualche euro al rafforzamento della medicina territoriale? E ancora, si può rifiutare un contributo aggiuntivo da parte dell’Europa con esclusiva destinazione per il potenziamento del servizio sanitario pubblico solo perché si chiama Mes?». 

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