Uccise l'orso, condannato a risarcire Parco nazionale e associazioni

Uccise l'orso, condannato a risarcire Parco nazionale e associazioni
Uccise l'orso, condannato a risarcire Parco nazionale e associazioni
Mercoledì 22 Luglio 2020, 18:22 - Ultimo agg. 21:19
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Uccise un orso a Pettorano sul Gizio, in Abruzzo, nel 2014 perché andava a caccia di galline: oggi è stato condannato in sede civile. Esultano le associazioni aminaliste e ambientaliste. Per loro il giudice ha stabilito un risarcimento e la liquidazione di tutti le spese legali. «Oggi l’Abruzzo dà una lezione di civiltà al paese intero» dicono le associzioni subito dopo la sentenza, questo pomeriggio all'Aquila. La Corte d'Appello ha ribaltato l'assoluzione in primo grado e ha riconosciuto «l'illegalità commessa», dicono le parti civili, dall'imputato Antonio Centofanti, 67 anni, ex operaio Anas ora in pensione, che uccise l'orso con un fucile da caccia, condannandolo a risarcire il Parco nazionale d'Abruzzo e Molise  e le associazioni parti civili (Lav-Lega anti Vivisezione onlus, Organiazzazione regionale pro natura Abruzzo, Wwf, Salviamo l'orso), oltre al pagamento di tutte le spese processuali di primo e secondo grado. L'entità del risarcimento andrà stabilito in separata sede. Al Parco e a un'associazione costituita vanno tremila euro di provvisionale ognuno. 




«Dopo più di 35 anni e dopo decine di orsi uccisi senza averne scoperto i responsabili quella di oggi è una sentenza storica -dice l'associazione Salviamo l'orso onlus di Montesilvano  - Le sanzioni sono troppo lievi? Sicuramente, ma è il primo passo per rendere questo paese un poco più civile e rammentare a tutti che la legge va rispettata. Sono state le associazioni a insistere per l'impugnazione della sentenza di primo grado. «Un grazie di cuore alla magistratura per non aver ceduto a pressioni e condizionamenti che volevano ridurre l’accaduto ad un semplice “incidente” senza dolo. Dal 2014 molte cose sono cambiate a Pettorano e in tanti paesi dell’Abruzzo interno grazie alle azioni messe in campo da enti e associazioni di volontariato, convivere con l’orso se vi è la volonta si può, i mezzi ci sono e chi ne usufruisce oggi ci ringrazia e ne guadagna tutta l’immagine della nostra regione» conclude Salviamo l'Orso.



La Lav in un post di Facebook dice: «Vittoria. Il 12 settembre 2014 un orso a Pettorano, colpevole solo di aver predato alcune galline in cerca di cibo, è stato ubarbaramente ucciso con un fucile da caccia. Dopo anni di battaglie legali che ci hanno visti sempre in prima linea in Tribunale oggi è stata ribaltata la sentenza di primo grado condannando il responsabile al risarcimento del danno in sede civile. Giustizia è fatta»

 Il Wwf Abruzzo dice che «la vicenda dell’orso ucciso a Pettorano sul Gizio nel 2014 finalmente si chiude con l’accertamento della responsabilità civile dell’imputato, sancita con la sentenza della Corte d’Appello dell'Aquila che ribalta quanto stabilito con la sentenza di I grado. Esiste un colpevole per l’orso ucciso e l’imputato dovrà risarcire i danni alle associazioni.  Per un vizio di forma che ha provocato l’inammissibilità dell’appello proposto dal procuratore generale, unico modo per ottenere una condanna penale, la condanna è solo civile ed è stata possibile proprio grazie al fatto che le associazioni ambientaliste Wwf Italia, Lav e Salviamo l’Orso avevano impugnato la sentenza di primo grado e avviato l’appello per la condanna civile».

 
«Esprimiamo la nostra soddisfazione per questa sentenza – dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del Wwf Abruzzo – che al di là degli aspetti formali, condanna in maniera inequivocabile chi ha imbracciato un fucile e sparato a un Orso. È la prima volta che in un processo indiziario per lo sparo a un orso bruno marsicano si accerta una responsabilità, seppure solo civile, e si infligge una condanna. Ci auguriamo che questa vicenda giudiziaria ribadisca l’importanza della tutela della fauna selvatica e dell’Orso marsicano in particolare e non veda più impuniti gli episodi a danno degli animali selvatici».  «Questa è una sentenza destinata a creare un precedente giurisprudenziale importante in tema di uccisione di animali selvatici – continua l’avvocato Michele Pezone, che ha rappresentato le associazioni ambientaliste nel processo – Si è arrivati a questo risultato grazie a esami e prove scientifiche, quali analisi medico-veterinarie, autopsia, consulenze balistiche.

L’esito del giudizio ripaga dell’impegno profuso in questa vicenda e sottolinea la grande attenzione che merita un animale come l’orso marsicano, simbolo della nostra Regione».

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