«Il killer può ritornare». Agenti armati in ospedale per proteggere Luca Cavallito

«Il killer può ritornare». Agenti armati in ospedale per proteggere Luca Cavallito
«Il killer può ritornare». Agenti armati in ospedale per proteggere Luca Cavallito
di Patrizia Pennella
Giovedì 4 Agosto 2022, 10:49 - Ultimo agg. 11:14
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Era partita come è una protezione discreta, antenne alzate da parte delle forze dell’ordine e del personale dell’istituto di vigilanza che cura la sicurezza in ospedale. È diventata una vera e propria allerta, perché per la vita di Luca Cavallito si teme, non soltanto dal punto di vista sanitario. Anzi, le sue condizioni cliniche sono leggermente migliorate, anche se la prognosi resta riservata ed è ancora sotto sedazione, in attesa di un nuovo intervento per l’estrazione di un proiettile dalla testa dell’omero. Quando la situazione sanitaria diventerà più stabile si potrà pensare al risveglio del paziente ed è a quello che gli investigatori guardano con speranza e timore. Ieri in mattinata il questore Luigi Liguori si è recato in ospedale, a Pescara, per effettuare un sopralluogo utile a definire le misure di sicurezza a tutela del reparto e del degente. Nel pomeriggio si è svolta una riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia presieduta dal prefetto Giancarlo Di Vincenzo, alla quale hanno partecipato il questore, il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Riccardo Barbera ed il vice comandante della guardia di finanza, colonnello Franco Tuosto: è stato disposto il rafforzamento di tutte le misure di sicurezza, con presenza di uomini armati. L’ospedale è di fatto blindato. Video


C’è il fondato sospetto che il killer possa tornare per finire il lavoro ed è un’ipotesi che le forze dell’ordine non intendono affatto sottovalutare. Vista la caratura dell’uomo a cui stanno dando la caccia, che davvero non ha lasciato nulla al caso. È proprio il killer, in questo momento, la figura chiave: non è manovalanza locale, di questo gli investigatori sono convinti. Il dirigente della squadra mobile Gianluca Di Frischia ha esaminato fotogramma per fotogramma l’unico elemento tecnico fino ad ora a disposizione, il filmato delle telecamere di videosorveglianza del Bar del Parco, in cui è avvenuto l’agguato in cui ha trovato la morte l’architetto Walter Albi ed è stato ferito proprio Cavallito.

Le riprese sono state ingrandite e pulite proprio per cercare elementi che possano portare all’identificazione dell’uomo che ha sparato. E che ha usato accortezze da professionista: lo zaino, utilizzato per coprire la mano armata mentre percorreva a piedi via Ravasco, posizionato sul petto anche per non rendere visibile la parte superiore del corpo. Il giubbotto, di una o due taglie in più, a maniche lunghe, in modo da nascondere eventuali segni di riconoscimento sulle braccia, ma soprattutto per coprire gli strati di maglie con cui si è ingolfato. Lo si capisce anche dai movimenti apparentemente goffi del torso e delle braccia e dalla maggiore agilità delle gambe durante la sparatoria. Un uomo avvezzo a muoversi in contesti affollati: non si volta neanche a guardare le persone che, dietro di lui, hanno trovato rifugio terrorizzate sotto un tavolino. Sa come colpire e sa cosa deve portare a casa. La sua caratura, in qualche modo, definisce il peso degli interessi in ballo.

 


IL BUNSINESS Sarebbe stata sostanzialmente abbandonata la pista della droga a vantaggio del movente affaristico. Gli investigatori stanno ascoltando man mano tutte le persone vicine ai due uomini: amici, frequentazioni femminili, anche numerose, e stanno procedendo ad esaminare tutto il materiale ricavato nel corso delle perquisizioni effettuate subito dopo il delitto. Stanno naturalmente acquisendo anche la documentazione bancaria dalla qualche contano di ricavare materiale interessante. Il padre di Cavallito ha parlato di un progetto in corso tra i due per la realizzazione di una struttura ricettiva nella zona del porto, progetto che sarebbe solo in attesa dei finanziamenti per partire. Il progetto, in effetti esiste, ma riguarda un’ipotesi di casette galleggianti, da realizzare nello specchio d’acqua del Marina: prima interlocuzione con l’ente tre anni fa e da allora pochi passi avanti sul piano concreto. Le difficoltà normative da superare sono complesse; cosa sia accaduto nel frattempo, e con quali riflessi per Albi e Cavallito, è quanto si cerca di mettere a fuoco. Il sospetto è che i due amici siano andati a calpestare un campo di gioco di cui non conoscevano le regole e si siano trovati invischiati in una situazione più grande di loro. Che non sono più riusciti a gestire e che ora stanno pagando a caro prezzo.
Negli ultimi anni, secondo indiscrezioni, Albi ha condotto una vita economicamente al limite: tenore alto, con macchine di livello e cambiate spesso, ma anche con denaro in prestito chiesto informalmente come aiuto agli amici. Somme non particolarmente rilevanti e sempre restituite, magari facendo affidamento anche sulla disponibilità delle banche. In passato ha lavorato anche nei paesi dell’Est Europa, Bulgaria e Romania, insomma una vivacità imprenditoriale alla quale non sempre hanno fatto riscontro risultati economici soddisfacenti. Proprio da questo intreccio di rapporti potrebbe venir fuori la soluzione del giallo.
 

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